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Tasse sulle barche, Il Governo cambia:
obiettivo evitare la fuga dai porti italiani

Tasse sulle barche, Il Governo cambia:  obiettivo evitare la fuga dai porti italiani

L’obiettivo, come ha spiegato la relatrice al decreto legge sulle  liberalizzazioni Simona Vicari, è quello di “evitare la fuga dai nostri porti”. E per raggiungerlo il Governo italiano ha deciso di modificare la tasse sulle barche: non più un’imposta sullo stazionamento ma sul possesso. La modifica, approvata in commissione durante l’esame del decreto legge sulla liberalizzazione riscrive di fatto quanto previsto in un primo tempo dal decreto legge Salva-Italia. Per gli importi si va dagli 800 euro annuali per le barche dai 10,1 ai 12 metri fino ai 25mila euro per unità con scafo superiore ai 64 metri. 

La tassa  inoltre, si legge in una nota, “non si applica ai soggetti non residenti e non aventi stabili organizzazioni in Italia che posseggano unità da diporto, sempre che il loro possesso non sia attribuibile a soggetti residenti in Italia, nonché alle unità bene strumentale di aziende di locazione e noleggio”.

Ecco i nuovi importi: si parte dagli 800 euro l’anno per gli scafi fra 10,1 e 12 metri

A spingere il Governo a cambiare rotta ha sicuramente contribuito anche la fuga di armatori italiani verso altri approdi dove la tassa di stazionamento fosse decisamente meno cara degli oltre 4000 euro chiesti dal nostro Paese per un’imbarcazione a vela oltre gli 11 metri.

Moltissimi armatori veneti già pronti a migrare in Croazia, a Parenzo, Rovigno,…

Un “caro barca” che a fine 2011 aveva già fatto registrare l’esodo di numerosi navigatori, a motore e vela, dalle coste venete verso la Croazia, con destinazione le darsene sulla sponda opposta dell’Adriatico, come Parenzo, Rovigno, Umago, Cittanova,Novigrad. Approdi estremamente accoglienti e dotati di ogni servizio. E soprattutto, incredibilmente meno cari.

Testo realizzato da Baskerville srl Comunicazione & Immagine

 

 

pubblicato il 29 Febbraio 2012 da | in Marina in Italia | tag: fuga dai porti italiani, liberalizzazioni, Simona Vicari, Tassa sulle barche | commenti: 3
sepatatore
  • Stefano ha detto:

    Ci hanno impiegato un po’ a capire che la nautica per l’Italia (Paese ad altissima vocazione turistica…) è fondamentale, ma finalmente ci sono arrivati! Intanto però una bella fetta di armatori sono già emigrati e non solo verso la Croazia…

  • Daniele ha detto:

    E magari provare a chiudere la porta della stalla prima che i buoi siano fuggiti? Non occorre essere professori (ne tantomeno politici) per capirlo. L’Italia ha migliaia di chilometri di costa, vogliamo capirlo che i marina adeguatamente attrezzati sono una risorsa straordinaria per rilanciare la nostra economia? Non serve una laurea alla Bocconi per capirlo!!!

    • Mauro ha detto:

      Avesse studiato all’Istituto nautico… ma ha studiato alla Bocconi! (In Francia quasi ogni paesino di mare ha il suo porto, piccolo o grande, a costi inferiori dei nostri. Da noi, soprattutto nell’alto Tirreno, i costi sono proibitivi e anche dove non ci sono servizi restano alti e mal organizzati. Speriamo che almeno la tassa serva a incentivare la nautica minore… Oltre a far scappare quelli più “ricchi”!

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