Mare in burrasca, il talento di Marini
l’ha trasformato in capolavori
Mare in burrasca, il talento di Marini  l’ha trasformato in capolavori

Negli ultimi vent’anni del XVII secolo il gusto dei collezionisti d’arte europei si orientò verso le tele raffiguranti vedute di mare, un mare si calmo, sia colpito da furibonde burrasche. Si trattava di un soggetto particolarmente presente nella pittura fiamminga e si diffuse in Italia grazie ad artisti dotati di forte personalità e di notevoli capacità tecniche, quali Monsù Montagna, Antonio Tempesta, Pieter Mulier, detto il Cavalier Tempesta, Matthieu e Nicolò van Plattenburg. Uno dei maggiori interpreti italiani di questo tema fu certamente Antonio Maria Marini (1668-1725), che si conquistò una solida reputazione grazie ai suoi paesaggi, in cui si notano attente ricerche sugli effetti meteorologici e luministici grazie alle sue numerose scene di battaglia, raffiguranti per lo più concitati e impetuosi assalti tra cavalieri. Ma Marini deve la fama soprattutto alla sua serie di tele raffiguranti burrasche, attualmente conservate nelle maggiori collezioni private e pubbliche, italiane e straniere.
Le sue composizioni sono generalmente costituite da pochi elementi, spesso ripetuti con poche varianti: il mare in tempesta, con onde alte flagellate dal vento impetuoso, un cielo cupo e minaccioso, quasi interamente occupato da spessi banchi di nubi grigio-scure, qualche sperone di roccia che emerge dalle acque e accentua l’impressione di pericolo, le navi, piccole o grandi, in balia delle onde, con le vele spesso strappate, gli alberi sul punto di frantumarsi sotto la pressione del vento e gruppi più o meno numerosi di naufraghi che cercano di guadagnare la riva sulle scialuppe di salvataggio o aggrappati ai resti delle loro imbarcazioni affondate. La sua notevole bravura nel disegno e nella distribuzione dei chiaroscuri sfiora talvolta il virtuosismo fine a se stesso, ma questa accentuata, potremmo dire ostentata, drammatizzazione della realtà, fa parte del bagaglio culturale di un artista barocco di fine Seicento.

In ogni suo quadro c’è sempre uno spiraglio di mare calmo o di cielo sereno

Nelle sue burrasche più riuscite i critici hanno naturalmente evidenziato gli espliciti riferimenti alla pittura fiamminga, allora molto di moda, in particolare l’uso dei colori e la sapiente distribuzione delle luci che richiama lo stile e la sensibilità di Pietre Mulier. Un altro aspetto particolare che è stato rilevato in alcuni dipinti di Antonio Marini è la presenza di un piccolo squarcio di sereno nel cielo quasi completamente coperto da nubi grigie e minacciose, oppure di un angolo in cui il mare appare meno infuriato. Sembra lecito interpretare questi elementi come un messaggio positivo comunque insito nella sua pittura, quasi che l’artista voglia rassicurare chi osserva, che nella natura, così come nella vita, anche la tempesta peggiore è destinata a finire per lasciare il posto alla quiete ed alla serenità. Tra le opere più conosciute di Marini possiamo ricordare la coppia di marine in tempesta della Pinacoteca Nazionale di Bologna, vicine allo stile di Alessandro Magnasco, anche se i critici sono in disaccordo su chi dei due abbia imitato l’altro. Di grande forza emotiva la coppia di burrasche, attualmente conservate all’Art Gallery of Ontario di Toronto, dominate dal mare in tempesta che minaccia le navi, tratteggiate con poche sicure pennellate, e le persone a riva, i cui gesti rivelano l’intensa drammaticità della scena. Di notevole interesse la grande Battaglia navale (olio su tela, cm 177×221), già attribuita a Francesco Guardi, passata nell’asta Finarte del 4 novembre 1986, in cui l’artista unisce le sue notevoli doti di pittore di marina con quelle altrettanto spiccate di battaglista.

Nel 1991 una sua marina è stata venduta per 77mila dollari da Christie’s

Segnaliamo inoltre la Marina con grande veliero della Kunsthalle di Brema, la Burrasca di mare ora alla Gemaldegalerie di Berlino, pregevole per il modo in cui sono stati resi il moto ondoso e la solidità delle rocce a picco sul mare, e la coppia di marine in burrasca del Museo Civico di Bassano del Grappa, che in un testo del 1925 vengono definite come quadri “pieni di violenza, di squilibrio, esageratissimi nei colori, in cui s’alterna l’inchiostro col piombo”. Questi quadri compaiono con una discreta frequenza nelle maggiori aste internazionali e ottengono generalmente buoni risultati, come la Nave colpita dalla tempesta, aggiudicata per 77mila dollari da Christie’s a New York l’11 gennaio 1991, il Paesaggio costiero con navi in tempesta, pagato 25631 euro da Christie’s a New York il 26 gennaio 2001, la Marina in burrasca, acquistata per 14513 Euro da Finarte a Milano il 18 giugno 1998 e la Marina in burrasca, comprata per 10367 Euro da Finarte a Milano il 22 novembre 2000.

Testo di Gabriele Crapaldi pubblicato sul numero 57 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale.Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.

pubblicato il 10 Agosto 2020 da | in Quadri | tag: Cavalier Tempesta, Francesco Guardi, Gabriele Crepaldi, marine, marine con burrasca, Monsù Montagna, Nicolò van Plattenburg | commenti: 0

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