Alto un metro e ottantasei, fisico asciutto, uno sguardo intenso in un viso simpatico. Questo è Andrea Francolini, fotografo freelance nato a Milano, ma residente a Sidney dal 2000. Poliglotta (parla fluentemente inglese, francese e italiano) ha cambiato spesso la sua residenza: Stati Uniti, Svizzera, Nigeria, Angola e Australia. Si è formato a New York, Ginevra e Milano, dove ha iniziato a lavorare nel mondo della grafica, avendo sempre avuto “il pallino per le cose estetiche”. Il passaggio dalla grafica alla fotografia è avvenuto per caso. Lavorava come grafico in Nigeria con delle società petrolifere, quando disse a un cliente che con le foto orribili che voleva usare per calendari e monografie stava rovinando la propria immagine. Il cliente gli propose di farle lui, che allora fotografava soltanto per divertimento e in vacanza. La palla fu colta al balzo e, alla fine, Francolini realizzò più fotografie che grafica. L’esperienza dello sviluppo delle fotografie è legata all’arrivo a Sidney, quando Francolini si iscrisse a un corso di bianco e nero, anche per avere l’opportunità di conoscere gente, sebbene fosse molto difficile… al buio.
Alle volte sviluppa ancora i rullini in casa, ma è raro, nell’era del digitale. A tale proposito, pensa di essere stato l’ultimo fotografo di nautica al mondo a passare dalla pellicola al digitale, ma probabilmente il primo in Australia. Non c’era nessuno che insegnasse esattamente come fare e i giornali di vela non sapevano nemmeno come trattare i file. Il digitale, per Francolini, è “fantastico soprattutto quando si lavora in condizioni di luce difficile”. È convinto che oggi la pellicola 35 millimetri abbia i giorni contati, anche se su questo supporto il bianco e nero in medio e grande formato “avrà sempre vita per le cose artistiche”. Non altrettanto il colore. “Uso il colore per il lavoro, il bianco e nero per i ritratti”, spiega. “È più intimo e provoca maggiori emozioni”. Nella vita, Francolini preferisce il colore: non lo si vedrà mai vestito di nero, che è elegante, ammette, ma troppo triste per lui. A seconda di quello che sta fotografando, usa lo zoom, “oggi di ottima qualità e più facile per lavorare”, ma quando impugna la vecchia Leica M6 lo fa con un solo obiettivo a focale fissa.
Si ispira alla ritrattistica di Richard Avedon, ai reportage in bianco e nero di Sebastião Salgado e alle foto in bianco e nero di Trent Parke, il primo fotografo australiano entrato nell’agenzia Magnum, che riprende la vita quotidiana in Australia.
Riguardo alla fotografia nautica, giudica Carlo Borlenghi “il migliore” e ricorda di avere avuto la fortuna di lavorare con lui in ufficio a Milano per due anni. Francolini classifica le sue immagini per evento, località o soggetto e ci tiene a sottolineare che non fa interventi in postproduzione. Per la distribuzione del suo lavoro si affida all’agenzia parigina Dppi e al suo sito web: www.afrancolini.com.
pubblicato il 10 Maggio 2013 da admin | in Personaggi | tag: Andrea Francolini, Carlo Borlenghi, Richard Avedon, Sebastião Salgado, Trent Parke | commenti: 0