“Genova ha tutte le possibilità per diventare la chiave di rilancio dell’economia italiana, ma ciò può accadere a condizione che le opere programmate, sia quelle a mare, con la nuova avveniristica diga su fondali di 58 metri, sia quelle a terra, con i collegamenti ferroviari e autostradali con Milano che collocherebbero il più importante porto del Mediterraneo a meno di 50 minuti di distanza dalla capitale italiana del business e dalla sua vasta area produttiva, diventino da oggi oggetto di un vero e proprio “patto di sangue” Opere per le quali non devono esistere incognite sulla costruzione, né tantomeno incertezze sui tempi della loro realizzazione, al costo di cambiare tutte le metodologie di approccio ai progetti e ai lavori e da fissare subito centri di responsabilità che saranno chiamati a rendere conto di queste opere”. Non ha certo usato giri di parole il presidente degli agenti marittimi genovesi, Paolo Pessina, per indicare quale rotta debba seguire la politica italiana per rilanciare il principale scalo ligure facendo di Genova “il principale polo logistico del Paese, un esempio unico di città porto interconnessa anche telematicamente con il suo mercato di riferimento”. E non ha avuto alcun timore neppure nell’affermare come di fronte a questa rotta da seguire “non possono esistere giustificazioni, né fallimenti”. Parole chiare quanto pesanti pronunciate in occasione dell’assemblea pubblica dei Assagenti durante la quale il presidente degli agenti marittimi genovesi ha denunciato come l’Italia stia “subendo una vera e propria ubriacatura di nuove opere, con progetti che non saranno mai varati e infrastrutture che non potranno essere attuate”. Destino che non può però essere quello di Genova per il quale esistono cinque opere che rappresentando altrettanti pilastri sui quali costruire il futuro del capoluogo: “cinque pilastri che non devono scricchiolare, né tantomeno creparsi, e un fantasma che nessuno deve più far finta di ignorare”, ha tuonato Paolo Pessina , usando parole che, in una città che ha vissuto la tragedia del Ponte Morandi, pesano come macigni. Cinque pilastri rappresentati dalla nuova diga del porto (oltre un miliardo di spesa e consegna nel 2027); dal Terzo Valico ferroviario fra Genova e Milano, (consegna nel 2026, 114 anni ddopo la presentazione del primo progetto); del Nodo ferroviario di Genova (consegna 2024); della Gronda autostradale di ponente, (inizio lavori 2023 e 10 anni per il completamento); e in fine dell’E-Port ovvero digitalizzazione di tutti i servizi e l’organizzazione portuale prevista per il 2023. E per non lasciare spazio a possibili fraintendimenti e incomprensioni, il presidente di Federagenti ha scelto il giorno successivo alle elezioni per rinnovare il consiglio comunale per innescare anche una vera e propria bomba a orologeria: quella relativa all’area siderurgica di Cornigliano, autentico “fantasma della vita economica genovese”: “un porto in affannosa ricerca di spazi per attività di movimentazione delle merci e di logistica non può più permettersi il lusso di ignorare un’area, come quella dell’ex Italsider, da un milione e 300 mila metri quadri incastonata al centro dello scalo marittimo”, ha sottolineato Paolo Pessina, “area che è stata sino a oggi un taboo e della quale non si poteva parlare all’insegna di una presunta difesa di occupazione nel settore siderurgico, quando tutti sanno che il problema occupazionale potrebbe essere facilmente risolto, rendendo l’area di Cornigliano il polmone produttivo del porto”. E proprio a favore dell’utilizzo anche parziale (500mila metri quadrati?) delle aree siderurgiche si è espresso immediatamente il confermatissimo sindaco di Genova, Marco Bucci, che ha invocato su questo tema un’alleanza forte fra istituzioni e imprese. Un primo cittadino che, proprio grazie a metodologie di emergenza, è riuscito a far ricostruire il Ponte Morandi in un solo anno.
pubblicato il 13 Giugno 2022 da admin | in | tag: Assagenti, nuovo porto di Genova, Paolo Pessina | commenti: 0