Parli di piloti e pensi alle automobili della Formula Uno o agli aerei. Dimenticando o non sapendo che il termine arriva dalla tradizione marinara approdando all’uso comune attraverso un’estensione dalle notevole dimensioni. Ma il legame fra il termine pilota e il mare non è ignorato nei luoghi dove il mare è profondamente legato alle sorti e alla storia della città. Come Livorno, per esempio, dove il Corpo dei Piloti fu istituito da un Regio decreto il 29 settembre del 1859. Ma certo non la vera data di nascita di un servizio che ha i suoi natali ben più in là nel tempo. Se è vero che la figura del pilota è tanto vecchia quanto la storia stessa della navigazione, saranno stati gli stessi pescatori livornesi
che fondarono la città a prestarsi di volta in volta a pilotare con perizia verso gli approdi le navi che commerciavano in quelle acque e a cui vendevano i loro prodotti: le galere romane come gli sciabecchi, le tarete, le galee, i velieri. Esperti conoscitori del mare, dei venti, delle maree, delle correnti, dei pericoli costieri, i piloti da sempre (la prima citazione nota data circa 40 secoli or sono ed è nel codice Hammurabi) hanno goduto di un invidiabile status tra la gente di mare, ma lo hanno anche pagato a caro prezzo. Per lungo tempo perdere una nave significava per loro perdere la testa e in senso letterale del termine. Per contro, i piloti sulle navi erano considerati parte del bottino nella guerra di corsa, durante gli abbordaggi avevano salva la vita, tanto preziosa era la loro perizia tecnica. Attorno al 1500 risalgono i primi manuali e scuole per piloti (la prima nata proprio in Toscana).
È a quell’epoca che Cosimo II importa nel Granducato il Codice marittimo di Ragusa, in Dalmazia, e che famosi piloti ragusei si insediano a Livorno città già allora tollerante e cosmopolita. E fu uno di loro, tal Giovanni di Bartolo Dandovich detto Zanzerone, nel 1599 a essere addirittura nominato Guardiano de Porto. Leggi e regolamenti più precisi circa l’opera i compensi e le punizioni dei piloti risalgono all’epoca del Re Sole, anche se uno dei punti cardine per la storia del pilotaggio marittimo fu il Decreto generale del Pilotaggio emanato da Napoleone il 12 dicembre 1806. Vi si stabiliva l’obbligo di ciascun porto di istituire un servizio piloti, definire un regolamento locale e stabilire tariffe adeguate. Ma mentre Genova e Savona lo adottarono immediatamente Livorno non se ne curò. E per una buona ragione: all’epoca aveva già un suo servizio perfettamente strutturato. La figura del Guardiano del Porto di epoca Medicea era stato sostituito con il potentissimo Magistrato di Sanità (poteva stabilire periodi di quarantena per uomini e merci e addirittura la distruzione di queste ultime) e dalle sue efficienti guardie, di fatto i primi piloti ufficiali del porto toscano. Erano infatti queste guardie a occuparsi dei segnali luminosi, ad andare incontro alle navi con le loro lance a remi o a vela, a fare la guardia sui bastimenti in rada e in porto, a riscuotere le tasse e naturalmente a guidare all’ormeggio i bastimenti in arrivo. Ed era un servizio ben organizzato se ha resistito fino al 1859, quando il servizio è stato riorganizzato con l’istituzione di un vero e proprio Corpo dei Piloti del Porto. Da allora una selva di decreti e regolamenti hanno guidato l’evoluzione del servizio di pilotaggio e le regole di ammissione, numero e tipo di imbarcazioni da usare, tariffe e responsabilità, fino al regio decreto del 1942 che con numerose varianti è ancora in vigore.
Ma a rendere suggestiva ed emozionante la storia del Corpo non sono le sue lontanissime radici storiche i modi più o meno razionali ed efficaci in cui è stato organizzato di epoca in epoca, quanto la sua epopea umana. La sua storia è fatta di sacrificio, di sale, di sangue, di freddo e di tanti grandi e piccoli eroismi quotidiani. Testimonianze e cronache che si sono perse nel tempo e che un libro prezioso “Piloti del porto da 150 anni al servizio della città di Livorno”, di Fiorenzo Milani, ha rintracciato e raccontato in occasione del 150° anniversario del Corpo dei piloti di Livorno. Nei dipinti, nei documenti nelle antiche immagini raccolte da Milani si sente tutta l’epica del lavoro dei piloti nei tempi in cui alle navi si andava incontro a remi o a vela non importa quanto gagliardo soffiasse il libeccio. D’altronde ancora oggi ci ritroviamo a trattenere il fiato quando la pilotina si affianca in navigazione a una grande nave container o da crociera e il pilota salta sulla biscaglina con un’invidiabile sicurezza nonostante le onde e il vento. Anche se gli ormeggi sono oggi paralleli alla banchina organizzati con millimetrica precisione con l’aiuto dei rimorchiatori, le operazioni di sbarco merci vengono ora effettuate dalle gru del porto o dai bighi sulle navi e non da altre imbarcazioni più piccole che fanno la spola a remi tra la nave e il porto, i motori si sono sostituiti alle vele e prima il telegrafo e poi il VHF non impongono più di scrutare giorno e notte il mare per scorgere le navi in arrivo, il mestiere del pilota non ha perso la sua aura di pericolo e di fascino. Perché anche in questa epoca di cellulari, di computer e di mappe satellitari restano gli uomini. Uomini che devono uscire con qualsiasi tempo, che devono prendersi la responsabilità di enormi navi piene di carichi a volte pericolosi a volte preziosi e devono condurle, senza conoscerle, proprio nelle loro manovre più complesse. Uomini di terra che sanno dominare le onde e il vento come nessun’altro. Uomini di mare che conoscono meglio di chiunque altro il pericolo più infido per ogni navigante: la costa.
Testo di Nicoletta Salvatori pubblicato sul numero 56 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale.Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 25 Maggio 2015 da admin | in Storie | tag: Codice Marittimo di Ragusa, Giovanni di Bartolo Dandovich, Magistrato di Sanità | commenti: 1Just Peruzzi, "Il ristorante panoramico più bello d’Italia" - Corriere della SeraVi aspettiamo per accogliervi in quello che il Corriere della Sera ha definito come "Il ristorante panoramico più bello d’Italia"
Pubblicato da Just Peruzzi su Martedì 30 aprile 2024
Approfitto del fatto che avete dedicato un articolo ai piloti del porto di Livorno per segnalarvi che da due mesi hanno un nuovo comandante, Massimiliano Lupi, 48 anni, chiamato a sostituire Salvatore Vasta.