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Davide contro Golia: così il piccolo
yacht ha sconfitto il gigante dei mari

Le dimensioni di un’impresa non si misurano in metri o chilogrammi. La passione, la tenacia e il coraggio non hanno unità di misura perché spesso riescono a ribaltare ogni rapporto numerico. Lo ha insegnato Davide a Golia qualche millennio fa, lo ha ribadito Sir Richard Branson nel 1986 quando, a bordo di un minuscolo yacht, è riuscito a conquistare un virtuale Nastro Azzurro, il riconoscimento consegnato all’imbarcazione capace di attraversare l’Oceano Atlantico nel minor tempo possibile. Un premio nelle mani statunitensi da quando, nel 1952, lo United States, un transatlantico di oltre trecento metri e di 53mila tonnellate di stazza, completò la traversata oceanica verso ovest in 84 ore e 12 minuti alla velocità media di 34,51 nodi. Come poteva, un 22 metri di 40 tonnellate di stazza vincere un sfida così impari

su una distanza così lunga e contro correnti e onde così forti e grandi? Sir Richard Branson, irriducibile sognatore, decise di vestire i panni di Davide e cimentarsi in questa sfida. Viste le dimensione del suo Virgin Atlantic Challenger 2, non avrebbe mai potuto vincere il Nastro Azzurro, perché il premio viene assegnato solo se la traversata avviene trasportando passeggeri e senza rifornimenti, ma avrebbe potuto togliersi una straordinaria soddisfazione. E quella, come tutte le imprese, non si misura in metri e chilogrammi.

Il 26 giugno 1986 parte la sfida allo United States

Il tentativo era in programma per il mese di giugno del 1986. Per il momento esatto bisognava aspettare le migliori condizioni climatiche. L’attesa durò qualche giorno. Poi, alle 6 del 26 giugno, Virgin Atlantic Challenger 2, con a bordo un equipaggio di sei coraggiosi, partì per la sua impresa. Lasciò dietro di sé i moli deserti di New York, passò in parata davanti ai grattacieli di Manhattan, quasi fossero marinai sull’attenti di fronte a un minuscolo gigante del mare, rispose al saluto della Statua della Libertà e si lanciò verso ovest. A sospingerlo, la passione e il coraggio dei suoi ideatori, ma anche due motori dalla potenza incredibile. Il problema tecnico era quello di assicurare a quei 4mila scalpitanti cavalli l’alimentazione sufficiente. In quel caso le dimensioni non potevano più passare in secondo piano perché le quasi 14 tonnellate di carburante imbarcate non erano sufficienti per completare il viaggio. Si programmarono, quindi, tre rifornimenti.

Acqua nel carburante. Al secondo rifornimento si gioca sporco

Il primo, a 526 miglia da New York, fu raggiunto senza problemi a una velocità media di 45,93 nodi. Il vantaggio sullo United States era già di 3 ore e 43 minuti: un’enormità. Al secondo rifornimento, la velocità media era scesa a 41,04 nodi, ma il vantaggio sul transatlantico statunitense era salito a 5 ore e un quarto. I problemi iniziarono in quel momento. La nafta imbarcata al secondo rifornimento era stata allungata con acqua. Un boicottaggio in piena regola poteva mandare a monte l’impresa. Le operazioni per svuotare i serbatoi e riempirli con carburante “pulito” durarono circa 8 ore. Il vantaggio sullo United States era stato gettato a mare. Quasi tutti avrebbero rinunciato. Sir Richard Branson no. Virgin Atlantic Challenger 2 riprese il mare verso l’Europa, ma l’operazione di boicottaggio aveva lasciato il segno. L’acqua nella nafta aveva rovinato la resina a protezione dei serbatoi della monocarena inglese e alcune scorie residue venivano sputate fuori con la nafta, causando l’intasamento dei filtri. Bisognava sostituirli ogni quarto d’ora, ma a bordo non ce n’erano a sufficienza. La notizia arrivò a Londra e subito partì una vera e propria operazione di soccorso. Il negozio produttore dei filtri fu fatto aprire di domenica e i filtri, portati in aereo in una base militare, furono immediatamente sigillati e legati a un paracadute.

I filtri di salvataggio arrivarono via aerea

Un aereo della Raf si occupò di raggiungere Virgin Atlantic Challenger 2 in mezzo all’oceano e di paracadutare in mare i filtri stessi. Alla fine venne raggiunto anche il luogo del terzo rifornimento, a 892 miglia da New York, e fu completato a tempo di record. Quando il Virgin Atlantic Challenger 2 sfilò sottobordo al fantasma dello United States, Richard Branson riuscì a trovare la forza per telefonare a Sonny Levi, il progettista di Virgin Atlantic Challenger 2: “Sono contentissimo di questa barca: hai realizzato qualcosa di incredibile”. Ormai la rotta era tutta in discesa e quando la barca arrivò in vista del faro di Bishop, il traguardo dell’impresa, circondato da più di venti antiche rescue boats, e sorvolato dall’elicottero di Michele di Kent, cugino della regina Elisabetta II, erano le 19,34 del 29 giugno. Il vantaggio sul transatlantico americano detentore del Nastro Azzurro era di due ore, otto minuti e 25 secondi. Davide aveva battuto Golia.
Poco dopo l’impresa, Virgin Atlantic Challenger 2 venne venduta a un principe saudita che non le rese il giusto onore. Finì nel dimenticatoio dopo sole 810 ore di navigazione e i suoi “cavalli” furono incatenati in un deposito a Palma di Maiorca. Lì venne notata e acquistata da un grande appassionato di barche, Daniel Stevens e, dopo un accurato refitting, l’ha di nuovo lasciata libera di scalpitare sulle onde. Virgin Atlantic Challenger 2 è tornata a volare per approdare nella sua nuova casa sulla costa della Cornovaglia, a Fowey’s Albert Quay.

Testo di Tealdo Tealdi, pubblicato sul numero 80 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.

pubblicato il 23 Maggio 2018 da admin | in Imbarcazioni a motore oltre 15 metri, Storie | tag: Nastro Azzurro, Richard Branson, Sonny Levi, United States, Vac 2, Virgin Atlantic Challenger 2 | commenti: 0

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Commenti recenti
  • Davide 29 Maggio 2025 at 12:17 su Crociere senza veli: in 3000 salpano
    a bordo della Carnival Freedom
    Perché l'equipaggio non sarà anch'esso in costume adamitico?
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