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Isole Sottovento, il paradiso in terra esiste
ed è circondato da un mare paradisiaco

Se il paradiso terrestre è esistito, doveva essere molto simile a questi posti. La Polinesia è senza alcun dubbio uno dei luoghi più belli del pianeta: 130 isole, situate a metà strada tra Australia e California e a 17.700 chilometri dall’Italia. Messe tutte insieme coprirebbero si e no il Molise, ma sono perse nel blu di uno spicchio di Pacifico grande come l’Europa. Divise in 5 arcipelaghi (Marchesi, Gambier, Tuamotu, Australi e le Isole della Società) diversi l’un l’altro per storia, cultura, bellezza, clima, le isole, a loro volta, sono una dopo l’altra una incantevole scoperta. Le Isole della Società, chiamate così da James Cook che approdò a Tahiti nel 1769 (ci vollero 24 frustrate a un paio di marinai riottosi per costringere l’equipaggio a ritornare a bordo) sono composte da 8 isole di origine vulcanica e 5 atolli e si dividono in due arcipelaghi le Sopravento (che comprendono Tahiti, isola più grande e conosciuta della Polinesia francese) e le Sottovento (dove spicca la perla del Pacifico, Bora Bora). È in quest’ultimo gruppo di isole, nove per l’esattezza, le più occidentali dell’arcipelago delle Isole della Società,
le meno battute dal turismo, che il nostro catamarano ha tracciato le sue rotte, in una mare che si tingeva, ora dopo ora, baia dopo baia, di tutte le tonalità di blu, azzurro, verde e turchese che possano essere immaginate possibili. Sono proprio i colori la prima delle tante meraviglie che colpisce al cuore. Basta una nuvola in più o meno ed ecco che il luogo in cui sei già passato o dove hai trascorso una intera giornata sembra diverso, a volte completamente nuovo. I giochi di luce con le diverse profondità dell’acqua, il bianco fondo sabbioso o le cattedrali di corallo che qua e là si spingono in superficie, i verdi della vegetazione tropicale, creano una varietà di sfumature in continuo cambiamento; sembra di essere all’interno di un grande caleidoscopio in continua rotazione. Le isole (Raiatea, Huahine, Tahaa, Bora Bora, Tupai, Maupiti, Manuae, Maupihaa, Motu One) si distinguono tra alte e basse. Le prime, di origine vulcanica, presentano aspri picchi coperti di vegetazione tropicale, con la cima spesso persa tra le nuvole. Sono le isole più giovani in cui il vulcano centrale emerso una decina di milioni di anni fa dalle acque del Pacifico sta lentamente sprofondando lasciando attorno a se un anello di corallo, la barriera. Nelle isole basse, gli atolli veri e propri, il processo si è da tempo concluso; l’antico cono vulcanico è sotto il livello del mare e quello che resta sono le colonie di corallo che sono cresciute nel tempo sui suoi fianchi formando un anello. Là dove emerge, la barriera crea piccole isole piatte coperte di scarna vegetazione, senza acqua dolce, orlate di baluginanti sabbie bianche. È difficile dire quale sia la più bella tra le isole visitate, ognuna ha una sua particolarità, ognuna suscita stupore e ammirazione. Anche andandoci più volte si scoprono sempre nuove baie, nuovi angoli di paradiso. La navigazione, poi, è entusiasmante. Circondate dalla barriera corallina, che come abbiamo detto le avvolge completamente e le protegge, le isole nascondono al proprio interno lagune meravigliose dove il mare è calmo e navigare di giorno è relativamente facile e sicuro grazie alle tante mede che segnalano gli stretti passaggi fra i coralli. Al di là di questi pass attraverso i quali l’oceano entra e esce dalla laguna durante le forti maree, la profondità raggiunge anche molte decine di metri e consente l’ingresso ad ogni tipo di imbarcazione o nave. Capita quindi di ormeggiare a fianco del Maltese Falcon l’inconfondibile yacht a tre alberi e vele quadre, o dello Shenandoah, un veliero costruito nel 1902; o, ancora, di incontrare lo Star Flyer o l’Arctic. La leggenda vuole che le isole della Polinesia furono create dal dio Maui che, a pesca con i suoi fratelli, prese e trascinò dal fondo fin in superficie non pesci, ma terre dove poter vivere. Buttando la testa sott’acqua nei pochi metri di profondità dove, grazie al limitato pescaggio dei catamarani, si ormeggia, ci si può giustamente stupire che il dio polinesiano possa non aver riempito le sue reti di ben altro che roccia vulcanica. La barriera, infatti, è ricchissima di vita multicolore: si possono vedere pesci scatola, anemoni, pesci pagliaccio, pesci pappagallo, piccoli squali, mante, razze come in un grande acquario. Un giro turistico fatto a bordo di piroghe a motore consente di ammirare piccoli squali e razze che si nutrono dalle tue mani e che si fanno toccare e accarezzare. Uscendo dalle strette pass si è in mare aperto e la navigazione diventa più vera, venti tesi fra i 15 ed i 20 nodi consentono di godere a pieno le emozioni della vela e percorrere in quattro o cinque ore le poche decine di miglia che separano le diverse isole. Qui l’Oceano Pacifico dà il meglio di sé, compresa l’emozione di veder saltare una grossa Megattera di non meno di 15-16 metri di lunghezza a pochissima distanza dal piccolissimo catamarano. Il che genera una profonda emozione: un misto sapiente di meraviglia, fascino e timore. A terra le persone che incontriamo sembrano in perfetto equilibrio con il loro mondo, ne condividono la bellezza, la solare ospitalità, la serenità ma anche i chiaroscuri, le profondità inaspettate, le ricchezze nascoste. Non sono solo i sorrisi e le collane di pro- fumate tiare che rendono prezioso l’incontro con la popolazione: la ricchezza della loro cultura varrebbe da sola una visita a questi pescatori (ormai coltivatori) di perle. Soffocata dagli anni della evangelizzazione forzata dei missionari protestanti che vennero dopo i colonizzatori europei, la religiosità spontanea dei polinesiani, la loro creatività artistica, la musica e la danza sono tornate a essere, grazie anche al turismo, la cifra inalienabile dell’identità di questo popolo. E trasmettono a tutti coloro che vogliono davvero incontrali un esuberante amore per la vita. Il vero grande dono che queste isole ci lasciano portare a casa.

Testo di Piero Rossi pubblicato sul numero 57 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale.Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.

pubblicato il 10 Agosto 2020 da admin | in Viaggi & Rotte nel mondo | tag: Bora Bora, Isole della Società, Marchesi, Maui, Polinesia, Tahiti | commenti: 0

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Commenti recenti
  • Carmen Iemma 28 Aprile 2025 at 05:03 su Vini da tenere in cambusa? Queste bottiglie
    fanno navigare in un vero mare di aromi
    Il Bellone non filtrato cresce su un terreno sabbioso ed è baciato dal ponentino, accompagnerà egregiamente i tuoi pranzi. Provare
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