Migliaia di antichissime anfore utilizzate da greci e romani per trasportare vino (oltre che olio e altri prodotti) attraverso le rotte del commercio tracciate nel Mediterraneo: è un autentico mare di manufatti in terracotta quello emerso dalle acque nel corso dei decenni permettendo di scoprire il ruolo fondamentale dell’anfora per custodire il vino. A modernissime anfore in cocciopesto, materiale fino a poco tempo fa utilizzato prevalentemente per il restauro dei monumenti antichi, è affidato invece oggi il ruolo, altrettanto importante, di contribuire nel migliore dei modi all’affinamento dei vini. Come accade, per esempio, nelle cantine Spolert che il navigatore Riccardo Caliari ha realizzato a Prepotto, il paese dello Schioppettino, che proprio “avvolto” nel cocciopesto inizia il suo primo terzo del “cammino nell’affinamento”, completato da un altro terzo trascorso in botti di rovere e l’ultima parte in cemento per alcuni mesi. Un mix di vasi vinari che enfatizzano, accompagnano e rendono più piacevole questo vino dai profumi speziati, di frutta a bacca rossa, tra cui la ciliegia, il mirtillo e lampone. Un vino, chiamato una volta Ribolla Nera, considerato il “principe” dei vini del Friuli, la cui nascita conduce a due teorie: una che i porta in vigneto e nello specifico alla croccantezza della buccia di quest’uva che sembra scoppiettare sia alla vista sia all’assaggio; l’altra che riguarda invece la fase finale del ciclo del vino, quando viene messo in bottiglia e a causa dell’elevata acidità di questo nettare durante la fermentazione successiva a quella alcolica e che porta il vino a maturazione, un tempo non era raro che vedesse scoppiare le bottiglie. Storie che “emergono” dai ricordi tramandati di generazione in generazione a Prepotto, il paese dello Schioppettino, dove è situata la sottozona della Doc Friuli Colli Orientali e dove il navigatore Riccardo Caliari produce, con il marchio Spolert, questo vino simbolo valorizzando il varietale e i sentori che il vitigno ha da offrire. Una bottiglia dalla beva non impegnativa, da “sbicchierare” in compagnia per un aperitivo, con primi piatti o con carni non troppo elaborate. Fresco in bocca, equilibrato, con una chiusura sapida tipica del territorio caratterizzato dalla ponca. In etichetta un personaggio del secolo scorso, affine alle caratteristiche di questo vino, solare eclettico, di estrema bellezza che mai stanca. Un vino con una lunga storia. Come quella delle anfore utilizzate duemila anni fa per trasportare i nettari più pregiati solcando i mari. Epoche lontanissime in cui il cocciopesto era già un materiale per le tecniche di costruzione notissimo ai Fenici e ai Romani, impiegato come impermeabilizzante, rivestimento di fondo, cisterne, pavimentazione e intonaco. E, oggi, anche grazie alla sua capacità di non rilasciare alcun tipo di sapore o aroma, di dare un “tocco in più” ai vini che riescono così quindi pienamente a sviluppare le proprie caratteristiche durante il processo di vinificazione e di affinamento. Una tecnica di vinificazione riaffiorata dal passato che sta riscuotendo uno straordinario successo nel presente, fra gli esponenti della migliore enologia. Come Riccardo Caliari che nelle sue moltissime giornata trascorse in barca chissà se ha navigato, senza saperlo, “sopra” qualche relitto carico di antichissime anfore vinarie….
Testo realizzato da Riccardo Fabbio di Winetelling permareonline.it
pubblicato il 23 Marzo 2022 da admin | in Vini & alcolici | tag: anfore in cocciopesto, anfore vinarie, cantine Spolert., Riccardo Caliari, Schioppettino | commenti: 0