Sessa Aurunca nel cuore della Campania Felix, con l’Ager Falernus, che si estendeva fino a Capua, uno dei più antichi e suggestivi comprensori agrari della Campania, autentica vera culla della prima doc al mondo, quella del vino Falerno, dove antichissimi arnesi legati alla vinificazione e preziose anfore vinarie raccontano oggi la storia di un nettare di Bacco unico . Un’area dove terreni sono situati alle pendici del complesso vulcanico spento di Roccamonfina e dove proprio i suoli sciolti di origine vulcanica sono ideali per la vigna che fin dall’antichità è stata coltivata qui. Queste sono le terre del Falerno il vino più pregiato per i Romani. La morfologia del territorio permette di avere delle condizioni climatiche eccellenti con una buona escursione termica tra giorno e notte che ovviamente influenza positivamente la qualità delle uve. Senza dimenticare un altro importantissimo “ingrediente”: il mare, la cui vicinanza, con le sue brezze,
è un’ulteriore caratteristica del territorio, capace di creare un particolare rapporto terreno-microclima, in cui il castagno e la macchia mediterranea riescono a toccarsi magicamente, punto d’incontro tra mare e terra, donando ai vini caratteristiche uniche e inconfondibili. È qui che ha “messo radici” l’azienda Enoz Masseria Torricella dove Enoz è l’anagramma del cognome del titolare Roberto Zeno, consulente del lavoro con la passione per il settore enologico che l’ha portato a investire sulla produzione di questo prezioso nettare. Ma spostando le lettere del cognome è possibile creare anche la parola “zone”, come quelle dei 22 ettari di terreni di proprietà dell’azienda, accuratamente divise in diverse coltivazioni, con 5 ettari destinati a vigneti mentre i rimanenti sono destinati a uliveti, grano e leguminose. Prodotti e commercializzati da un’azienda che nel 2019 ha terminato il periodo di conversione in biologico, dopo aver iniziato, nel 2018 a utilizzare pratiche biodinamiche certificate a partire dall’annata agraria 2020. Un’azienda “felice e fortunata”, in perfetta sintonia con la “Campania Felix” nella quale sorge, che nei propri terreni di origine vulcanica a 280 metri sul livello del mare coltiva vigne di Primitivo, Aglianico, Piedirosso e Ciliegiolo per i vini rossi e Fiano, Falanghina e Traminer Rosa per i vini bianchi. A oggi vengono prodotti due vini, Fiano e Primitivo, frutto di una “filiera” della lavorazione che prevede la raccolta manuale delle uve, la selezione dei soli grappoli più sani e genuini che permettono una vinificazione naturale, una vinificazione con lieviti indigeni eseguendo macerazioni di 6/8 giorni per il Fiano e circa un mese per il Primitivo e un affinamento di nove mesi sempre negli stessi vasi vinari, senza praticare chiarifiche, stabilizzazioni e filtrazioni. Vini prodotti in quella che gli antichi romani consideravano una delle zone fra le più felici e fortunate della Campania: una felicità che i più fortunati amanti dell’ottimo vino potranno assaporare fin dal primo sorso…
Testo realizzato da Riccardo Fabbio di Winetelling per mareonline.it
Campania terra di grandissimi vini. Ho avuto il piacere di bere quelli della cantina Quintodecimo. Una vera immersione nel sapore più profondo del vino!