“Sono sempre stato irrequieto, fin da bambino: forse si intravede dal mio lavoro. Non sopporto la ripetitività e amo variare. La considero un’opportunità e una gioia.” Si descrive con queste parole Gianni Canali, fotografo dal curriculum a dir poco particolare. Canali ha scoperto la fotografia dopo i vent’anni, ma si è reso immediatamente conto di aver trovato l’amore vero. Ha iniziato così a studiare fotografia in un periodo nel quale questa attività era più un’arte che una professione e, nello stesso periodo, ha anche realizzato i suoi primi lavori. Come i pittori medievali, è partito da argomenti sacri, le pale d’altare nel suo caso, per studiare la coomposizione e l’uso della luce. Un percorso importantissimo nella sua crescita verso il mondo della pubblicità e della fotografia d’autore, percorso che lo ha portato a raggiungere livelli notevoli di qualità, spaziando in tutto l’universo fotografabile sul globo terracqueo. E poi tante prove, tante sperimentazioni, tante variazioni sul tema. Come una serie di scatti, tutti rigorosamente in bianco e nero, di un Mediterraneo sempre meno bianco, come lo chiamavano gli arabi, e sempre più nero. Nero per l’inquinamento provocato dalle petroliere, che scaricano nel Mare Nostrum circa mezzo milione di tonnellate di greggio ogni anno per pulire le loro cisterne. Una piccolissima quantità paragonata all’immensità del Mediterraneo, ma con il passare del tempo anche piccole dosi possono rivelarsi letali. E, in un futuro molto lontano, il Mare Nostrum potrebbe davvero essere visto da tutti così. In bianco e nero.
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pubblicato il 1 Luglio 2015 da admin | in | tag: Gianni Canali | commenti: 0