Un vecchio capo pilota raccontava, un giorno, dei destini strani che legano gli uomini alle loro navi e di come quelle esistenze si trovino unite nella vita o nella morte. A volte le loro storie sopravvivono al tempo e alla polvere dell’oblio, come è stato per Runar Husell e il veliero Ponape. Runar Husell nasce nel 1915 nella cittadina di Vårdö, nell’arcipelago delle Isole Åland, fra la Svezia e la Finlandia. Come la maggior parte dei figli della sua isola, si è lasciato prendere dal mare molto giovane: cuoco a tredici anni su un piccolo veliero, poi steward, fuochista su una nave a vapore e infine gabbiere sui grandi velieri. Runar ha l’occhio per il bello e l’intelligenza per capirlo; quando s’imbarca per la prima volta sulla Ponape, verso l’Australia, ha solo vent’anni, ma fra lui e la nave scocca una sorta di colpo di fulmine: la nave possiede linee classiche e perfette, è veloce e agile sull’acqua. La vita a bordo è sempre durissima e il mare impietoso, ma i giovani marinai più dotati amano rappresentare la loro nave con modelli costruiti con i mezzi di bordo; arrivando nei porti stranieri sono senza un soldo e la vendita dei loro modelli contribuisce a rendere la loro vita migliore. Quando Runar termina quei viaggi intorno al mondo è un modellista affermato, ha già costruito diversi esemplari della Ponape per il suo armatore, ne ha venduto uno persino al nipote di Winston Churchill, Sheridan, grande appassionato ed ex marinaio che aveva navigato sui velieri delle Åland.
Alla fine del 1936 la Ponape viene demolita in Lettonia dopo trentatré anni di egregio servizio. Runar s’iscrive alla scuola navale e contemporaneamente inizia un’attività di modellista professionale. La medaglia vinta al concorso di Londra nel ’38 gli apre la porta del museo marittimo di Mariehamn, che gli ordina diversi modelli. Quando scoppia la Seconda guerra mondiale, Runar è ufficiale sul vapore Fenix, colpito e affondato nel giugno 1941 durante un attacco tedesco. I superstiti, recuperati dalla marina britannica, vengono sbarcati in Scozia, ma, amara sorpresa, essendo la Finlandia co-belligerante con la Germania da pochi mesi, i naufraghi sono considerati nemici. Runar è internato in un campo di prigionia nell’isola di Man. Ai prigionieri sono vietate molte cose e sono permessi solo hobby che non possano favorire la loro fuga; Runar vorrebbe costruire un modello del suo amato veliero, e allo stesso tempo, tentare ciò che non ha mai osato: un rapporto di scala 1:40. La Ponape sarà lunga più di 2 metri. I britannici gli vietano di costruire un modello così grande perché lo ritengono pericoloso, ma Runar non desiste; la sua richiesta arriva sino al ministro dell’Interno. In Gran Bretagna è un modellista riconosciuto e l’aver venduto un modello della Ponape al nipote di Churchill forse gli vale la risposta positiva. Il primo problema da risolvere è la realizzazione dei piani di costruzione: Runar non ha con sé nessuno schema dello scafo, né del piano velico, ma ha l’esperienza della costruzione dei modelli precedenti e una memoria infallibile.
Grazie al fatto di essere stato gabbiere conosce a occhi chiusi tutti gli organi della nave e la loro perfetta ubicazione. Dopo centinaia di ore dedicate alla progettazione, Runar ha l’arduo compito di trovare i materiali per la costruzione e di fabbricarsi gli utensili adatti. I marinai, si sa, sono gente pratica, e quando hanno un’idea è difficile farli desistere. Runar non esita a recuperare un letto abbandonato con alcune parti in ottone massiccio per costruire le attrezzature di bordo: tutti i cabestani, verricelli e altri organi meccanici sono riprodotti fedelmente e sono funzionanti. Dal nulla o quasi, il modellista crea gli strumenti che gli servono, e dedica migliaia di ore al lavoro di precisione, con tutte le difficoltà che si possono immaginare in un campo di prigionia. Quando Runar Husell è finalmente liberato, alla fine del 1944, porta a casa con sé l’enorme scatola, dove sono riposti tutti gli elementi che ha costruito. La prigionia è durata tre anni, la costruzione dei pezzi del modello poco meno. Ci vorrà ancora parecchio tempo prima che la Ponape resusciti dalla scatola del kit; Runar, come tutti alla fine della guerra, deve ricominciare una vita normale: lavorare, sostenere la sua famiglia, educare i suoi figli. Finalmente nel 1954, dopo che il modellista ha montato tutte le parti costruite in prigionia, dipinto lo scafo e costruito il sartiame, la Ponape torna alla vita. Per sempre.
Testo di Jacopo Brancati pubblicato sul numero 87 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale.Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 2 Settembre 2018 da admin | in Barche a vela oltre i 15 metri, Navi a vela & a motore, Storie | tag: campo di prigionia dell'isola di Man, isola di Man, Runar Husell, vapore Fenix, Winston Churchill | commenti: 0