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Un mare di figurine sulla navigazione
vi invita ad approdare al museo Panini

Dici museo della figurina (inaugurato a Modena nel 2006), aggiungi la parola Panini, vero e proprio “sinonimo” per milioni d’italiani di album e figurine, e il pensiero corre subito ai calciatori. In realtà Panini vuol dire molto di più, e la stessa cosa vale per il museo, nato dalla passione di Giuseppe Panini. E in quel molto di più, oltre alle serie dedicate agli attori cinematografici,  ai cantanti, ai personaggi storici, ai cartoni animati e a tantissimo altro ancora,  c’è anche un mare di figurine dedicate al… mare e alla navigazione, alle battaglie navali…  Figurine dedicate alla storia della navigazione, alle uniformi degli equipaggi, ai grandi esploratori, alle azioni da guerra sul mare.

Le figurine della marina inglese furono distrutte per non cadere in mani tedesche

Figurine che hanno scritto in qualche caso vere e proprie pagine di storia, come quelle dedicate alla marina da guerra inglese, distribuite dalla Mills e Player, e distrutte per impedire che finissero nelle mani dei sommergibilisti tedeschi aiutandoli a riconoscere i reparti nemici. Una vera e propria collezione di figurine marinare come quelle stampate dalla  Liebig (quella dei dadi da brodo…) che vanno dai “Bastimenti a vela” della prima serie, pubblicata nel 1883, ai “Bastimenti da guerra” stampata nel 1897 in  Belgio, Francia, Germania, Italia e Olanda con raffigurate sei navi delle flotte di Austria, Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Stati Uniti, fino alla serie “Marina da guerra” stampata nel 1974.

I bastimenti da guerra hanno navigato per decenni in un mare di… brodo Liebig

Figurine sul cui retro trovavano spazio la pubblicità del prodotto con la presentazione di temi culinari, mentre altre informazioni aiutavano a capire il funzionamento del sestante o raccontavano come  “i pescatori del Mare del Nord, che arrivano fino in Islanda, s’orientavano in modo più primitivo: con l’aiuto di una sonda impregnata di vischio prelevavano un campione delle materie che costituiscono il fondo del mare e dalla natura di questo fondo essi sapevano esattamente dove si trovavano”. Una veste grafica destinata a mutare col tempo:  nella serie del 1974, descritta come la n° 336 “Marina da guerra”, l’impaginazione grafica propone infatti  una netta prevalenza del soggetto marinaro, che occupa tutto lo spazio della figurina sia davanti sia sul retro, mentre  il messaggio pubblicitario si limita su entrambi i fronti della figurina a una semplice riga di descrizione di un solo prodotto della linea Liebig (lasciando in basso a destra l’icona intramontabile della firma del barone Justus Von Liebig).

Molte di quelle figurine rappresentavano un’enciclopedia storica in miniatura

Visitare il museo della figurina di Modena significa navigare nella storia della Beffa di Bucari; dell’affondamento della Santo Stefano; della la Vittorio Veneto a Capo Matapan;  della Montecuccoli alla Battaglia di Pantelleria;  del sommergibile Enrico Tazzoli;  della corazzata Leonardo da Vinci, attraverso le mmagini molto scenografiche, firmate da Rebagliati, che riportano immediatamente la sensazione del grande schermo cinematografico e cercano di trasmettere l’azione nel suo pieno svolgimento, accentuata dal contrasto dei chiaro-scuri e attraverso il testo, sul retro della figurina che tenta di trasformare la figurina in uno strumento informativo della storia della Marina da Guerra. Uno sforzo enciclopedico che si evidenzia anche nella scelta degli episodi guerreschi, che spaziano dalla Prima alla Seconda Guerra Mondiale: in pratica un “bigino” della guerra sui mari della Marina Italiana nel 1900, come testimonia il testo della figurina n° 2 della serie  336 Marina da guerra, L’affondamento della Santo Stefano.

Nel “bigino” della storia marinara brilla l’affondamento della Santo Stefano

“Questa vittoria, tanto gradita quanto inaspettata, iniziò quando il capitano di vascello Horthy, che poi doveva divenire capo dello stato di Ungheria, prese il comando della flotta austriaca il 1° marzo 1918. Egli, avuto il comando di una flotta poderosa, ma imbottigliata nell’alto Adriatico, preparò un’operazione che mobilitava al completo l’intera flotta con un ambizioso, e del resto, possibilissimo, obiettivo. Un gruppo formato da due grossi esploratori e quattro caccia avrebbe assalito di sorpresa lo sbarramento tenuto a Otranto dalla flotta Italiana e da quella alleata; contemporaneamente due grossi esploratori e quattro torpediniere avrebbero bombardato Otranto stessa. Ovviamente la flotta italiana sarebbe uscita dalle sue basi per intercettare quella nemica, ma a questo punto sarebbe stata sorpresa da una flotta forte di quattro corazzate, tre incrociatori da battaglia e un incrociatore corazzato, di numerose siluranti già pronte a Cattaro. Convenientemente scortate la Viribus Unitis, con a bordo Horthy medesimo a la Prinz Eugen salparono da Pola la sera dell’8 giugno 1918. Ventiquattro ore dopo partirono la Santo Stefano e la Tegetthoff. La notte del 9 giugno si trovavano a Premuda in agguato il Mas 15 di Rizzo e il Mas 21 di Aonzo. In un primo tempo, scorgendo le enormi volute di fumo Rizzo credette trattarsi di siluranti nemiche, ma poi accortosi che si trattava di due corazzate scortate da una decina di cacciatorpediniere aumentò la velocità e si insinuò abilmente nella squadra nemica. Attese la corazzata capofila, la Santo Stefano, e le lanciò due siluri. Quello di destra colpì il fianco della nave nella zona tra la prima e la seconda ciminiera, quello di sinistra tra la seconda ciminiera e la poppa. Solo allora la flotta austriaca si rese conto dell’attacco e un caccia cominciò a tempestare di colpi il Mas di Rizzo che, disimpegnandosi abilmente riuscì a fuggire indenne unitamente al Mas di Aonzo, che aveva visto i suoi siluri ben lanciati affondare a pochi metri dalla Tagetthoff. La portata dell’azione di Premuda fu tale da non poter neppure essere valutata. La squadra austriaca rinunciò all’azione e da quel momento cessò di essere un pericolo per noi. Evitammo così una probabile sconfitta di ordine tattico che avrebbe potuto rivestire conseguenze psicologiche grandissime, dato il momento così particolarmente delicato su tutti i fronti”.

 

Adattamento per mareonline del testo di  Corrado Ferrulli  pubblicato sul numero 41 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini di Gianni Manda sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.

pubblicato il 15 Febbraio 2014 da admin | in | tag: Corrado Ferrulli, figurine Liebig, figurine Panini, Gianni Manda, Giuseppe Panini, museo della figurina di Modena | commenti: 0

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  • Davide 29 Maggio 2025 at 12:17 su Crociere senza veli: in 3000 salpano
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