Stessa spiaggia, stesso mare, ma bagnini diversi. Le gestioni storiche, almeno in riva al mare d’Italia, hanno i giorni contati. Lo ha deciso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea che, chiamata a pronunciarsi in merito a un ricorso per la mancata concessione di sfruttamento in alcune zone costiere dell’Italia, ha imposto al governo del nostro Paese di adeguare le normative sugli appalti degli stabilimenti balneari alla direttiva Bolkenstein. La normativa comunitaria prevede che il rilascio delle autorizzazioni “deve essere oggetto di una procedura di selezione tra i potenziali candidati, che deve presentare tutte le garanzie di imparzialità e trasparenza, in particolare un’adeguata pubblicità”. La decisione era nell’aria, ma ha comunque avuto l’effetto di far tremare i circa 30mila bagnini d’Italia e di far sollevare un mare di critiche al governo e l’Europa. Per la Cna Balneatori la sentenza è “un colpo durissimo” e “tocca adesso al governo trovare gli strumenti che consentano alle imprese di continuare a lavorare”. Per Legambiente il pronunciamento è benvenuto, ed è tempo di una “riforma che punti su trasparenza, legalità e libero e gratuito accesso al mare” per almeno il 50 per cento delle spiagge. Il ministro per gli Affari Regionali, Enrico Costa, replica affermando che il governo ha “lavorato intensamente per predisporre le basi ed i principi di riordino dell’intera materia”. E assicura che “saranno tutelati gli investimenti” e “valorizzate esperienze e professionalità di coloro che rappresentano le colonne del turismo balneare nel nostro paese”. Dalla Camera, il vicepresidente dei parlamentari di Area popolare, Sergio Pizzolante anticipa che la legge delega che garantisce un periodo di transizione ed i diritti acquisiti “è pronta e dovrebbe essere presentata in uno dei prossimi Consigli dei ministri”. Si tratta, a questo punto, di capire le tempistiche dell’applicazione di questa sentenza. Vista l’impossibilità di continuare ad aggirare i paletti imposti dalla direttiva Bolkenstein, la soluzione-ponte sembra essere quella di prorogare le concessioni fino a tutto il 2017 in attesa della riforma generale del comparto. Una riforma che dovrà tenere conto dei capisaldi della direttiva comunitaria: impedire la disparità di trattamento fra le diverse aziende, comprese quelle con sede negli altri stati membri e potenzialmente interessate, e tutelare il legittimo affidamento dei titolari delle autorizzazioni in modo che essi possano ammortizzare gli investimenti effettuati. Il meccanismo della proroga automatica, insomma, è ormai improrogabile.
pubblicato il 16 Luglio 2016 da admin | in | tag: Corte di Giustizia dell'Unione Europea, direttiva Bolkenstein, Enrico Costa, proroga automatica concessioni, sfruttamento stabilimenti balneari, Unione Europea | commenti: 0