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America’s Cup, la competizione sul mare
diventa una sfida di stile ed eleganza

Parlate di America’s Cup a chiunque sia nato nel Terzo millennio e lui vi racconterà di linee aerodinamiche, appendici spaziali e velocità supersoniche. La rotta sulla quale la competizione velica più famosa del mondo ha navigato sta andando verso un futuro ipertecnologico nel quale la forma deve essere funzionale alla vittoria, ma agli albori della sfida, quando ancora si parlava di Coppa delle cento ghinee e le regate erano una questione fra Stati Uniti e Inghilterra, la forma doveva sottostare ai criteri del buon gusto e dell’eleganza. L’iconografia ufficiale ci tramanda un’immagine di John Cox Stevens in redingote, camicia dal colletto inamidato e cravatta nera mentre riceve a bordo della goletta America la regina Vittoria in quella fatidica estate del 1851, anno di nascita della manifestazione. Il commodoro del neocostituito New York Yacht Club il giorno prima, e cioè venerdì 22 agosto, aveva battuto, con America, 17 yacht britannici
in una regata di circumnavigazione dell’isola di Wight. Da allora e fino al 1983, la coppa messa in palio per quella regata rimase in custodia del New York Yacht Club, nonostante le numerose sfide per tentare di riconquistarla. In 132 anni il circolo newyorchese respinse 25 attacchi da sindacati britannici inanellando la più lunga serie vincente della storia dello sport.

Nel 1886 lo sfidante Willian Henn aveva a bordo la moglie, diversi cani e una scimmia

Il tutto sempre con grande eleganza da entrambe le parti. Basti pensare a William Henn, ex ufficiale della Royal Navy, che sfidò gli americani nel 1886 con il suo Galatea, un cutter di 31 metri con a bordo la moglie di Henn, diversi cani e una scimmia di nome Peggy, addestrata a dare una mano all’equipaggio durante le manovre. Henn, sicuramente influenzato dal suo passato militare, fu uno dei primi armatori a indossare il berretto con la visiera, copricapo da lavoro e, quindi, poco adatto a un gentiluomo. Nel 1893 fu la volta dell’antipatico sfidante Lord Dunraven, impeccabile con il suo cappello a bombetta, il farfallino sottile e abiti su misura di Savile Row.

Captain Nat si vestiva sempre di grisaglia, con una bombetta di tweed quando era di buon umore

Quello fu anche l’anno in cui nel mondo della vela entrò ufficialmente Nat Herreshoff, probabilmente l’unico maestro d’ascia al mondo a essersi laureato al Massachussets Institute of Technology. Captain Nat, così era conosciuto, si vestì di grisaglia sia che dovesse recarsi nel suo cantiere, sia che dovesse imbarcarsi per regatare su una delle sue barche. L’unica civetteria che si concedeva era una coppola di tweed irlandese che usava quand’era di buon umore. Fu nella sfida successiva, tuttavia, che nacque ufficialmente la divisa da yachtsman. Il consorzio di difesa posò per una fotografia con pantaloni bianchi, blazer a un petto con rever molto contenuto e berretto con la visiera. Nel 1899 comparve il primo sfidante moderno della Coppa America, l’elegantissimo Sir Thomas Lipton, sempre con camicia immacolata e cravattino a pallini. Fu il primo a concepire una campagna di Coppa America come uno strumento di promozione del suo business, una catena di drogherie sparse nel Regno Unito. Lanciò cinque sfide, tutte con barche dal nome Shamrock (quadrifoglio), simbolo della sua nativa Irlanda, e non ne vinse mai. Forse per questo riuscì a guadagnarsi una grande simpatia di pubblico con un riscontro assai positivo per i suoi affari.

Il miliardario Vanderbilt regatava in giacca di tweed, Thomas Sopwith in tuta da meccanico

Nel 1899 il defender americano era il Columbia e il suo armatore era Charlie Barr, che nel 1905 avrebbe portato lo yacht Atlantic a stabilire un primato di traversata atlantica in grado di resistere per tre quarti di secolo. L’abbigliamento di Barr era tutt’altro che vario: pantaloni e giacca di panno blu abbottonata al colletto e berretto con la visiera. Anche gli equipaggi, soprattutto quelli americani, erano eleganti. I marinai erano vestiti con pantaloni scampanati, più facili da levare in caso di caduta in acqua, camisaccio e un berretto simile a quello di Paperino. Il tutto in tela olona bianca. Uno dei protagonisti più eleganti dell’evento velico fu senza dubbio il miliardario Harold Vanderbilt, armatore-skipper di Enterprise, il defender del 1930. Vanderbilt stava al timone in giacca di tweed, cravatta e berretto da baseball. Di profilo decisamente più basso lo sfidante inglese Sir Thomas Sopwith, che per il challenge del 1934 impose come divisa una tuta da meccanico bianca chiusa da una cerniera lampo. Due le eccezioni: il berretto con la visiera per i “pozzettari” e la cravatta sotto la tuta da meccanico per l’armatore. Dopo la Seconda guerra mondiale le barche e i pantaloni della Coppa America si accorciarono. Sulle barche si incominciarono a vedere equipaggi in pantaloni corti e polo con ai piedi le prime scarpe dalla suola antisdrucciolevole, le famose Sperry Topsider. Ma l’eleganza alle regate di Coppa America è data anche dal pubblico: è famosa una foto di Beppe Croce, presidente dello Yacht Club Italiano, che osserva insieme a John Fitzgerald Kennedy una delle regate di Newport. Croce con un vestito di taglio europeo e Kennedy in divisa da yachtsman della East Coast.

pubblicato il 2 Settembre 2016 da admin | in Personaggi, Storie | tag: blazer, Coppa delle cento ghinee, divisa da yachtsman, lal divisa dell'America's Cup, Thomas Sopwith, William Henn | commenti: 0

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Commenti recenti
  • Davide 29 Maggio 2025 at 12:17 su Crociere senza veli: in 3000 salpano
    a bordo della Carnival Freedom
    Perché l'equipaggio non sarà anch'esso in costume adamitico?
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