Raccontare la vacanza in barca in un modo nuovo, attraverso un vero e proprio diario di bordo sul quale annotare, per ogni giornata di navigazione, per ogni nuovo approdo (in una caletta o in un porticciolo da dove avventurarsi sulla terraferma) un “mare di cose: dalla descrizione della baia, dei fondali e dei pesci visti facendo snorkeling, ai monumenti, ai palazzi, alle piccolissime viuzze delle città o dei paesini incontrati lungo la navigazione; dai negozietti di artigianato dove fare shopping, “d’autore” ai ristorantini dove assaggiare prodotti tipici, ai bar dove assaggiare uno spritz (o un aperitivo locale) ammirando un tramonto mozzafiato. Fino a particolari fatti più curiosi accaduti durante la vacanza: gli incontri fatti (magari con un branco di delfini….), i personaggi conosciuti. Senza dimenticare la descrizione dello skipper e dell’equipaggio, le emozioni più belle che hanno saputo regalare. Questo è il “nuovo modo” di raccontare le vacanze in charter scelto da mareonline.it che salpa, per la sua seconda puntata (per leggere la prima nelle Isole Croate cliccate qui) verso l’arcipelago di Phuket, Thailandia per un capodanno indimenticabile in flottiglia Mondovela a bordo del catamarano “Jimmy”.
26 dicembre. La partenza da Malpensa alle 7.30 impone una sveglia alle 3 di notte. Siamo nel periodo natalizio e il rischio di overbooking è dietro l’angolo. Ci troviamo tutti al check-in e ci imbarchiamo. La compagnia aerea è niente male, i posti in aereo un po’ strettini, e lo scalo abbastanza lungo. Per fortuna al nuovo aeroporto di Istanbul c’è un lounge aperto al pubblico con poltrone comode, un buffet h24 e una massaggiatrice (cervicale), docce e un ambiente piacevole.
27 dicembre. Eccoci a Phuket, ritiriamo i bagagli e usciamo dall’aeroporto; fa caldo, soprattutto per noi che arriviamo dal nostro inverno. Ci accolgono col sorriso i nostri driver, mostrandoci da subito uno dei caratteri tipici dei tailandesi: la gentilezza, il sorriso, appunto. Per prima cosa compriamo una scheda telefonica. Pagamento solo contanti, “no credit card” recita il cartello degli sportelli delle varie compagnie telefoniche. Con meno di venti euro però hai una sim dati per 15 giorni e 40gb (no voce, solo dati). Trasferimento al Marina in venti minuti con pulmini da 9 persone. Il nostro charter si dimostra molto disponibile, subito chart briefing e check-in davvero rapido. A bordo asciugamani e lenzuola. Più pinne e maschere, in un cassone. La barca, la Jimmy è ben attrezzata e ben tenuta. Il meteo che utilizzano in zona è Windguru, molto diffuso nel mondo. Non riusciamo a salpare lo stesso giorno quindi rimandiamo la partenza all’alba, alle 6:30 al primo sorgere del sole. Approfittiamo per fare cambusa nella vicina Thalang, a 30 minuti di distanza con i taxi. Paese che vai usanza che trovi: gli alcolici vengono venduti solo dopo le 18. Siamo stanchi per il viaggio e il fuso orario, optiamo così per una cena in marina. Il posto chiude presto ma la cena è ottima.
28 dicembre, partiamo alle 6.30, abbiamo 38 miglia da fare: destinazione Phi Phi Island. Navigazione tranquilla, poco vento a favore, soprattutto invece sul muso appena scapolato Ko yao yai. Arriviamo a Nord di Phi Phi Island per una sosta bagno ai gavitelli rossi del parco. Il posto è bello, forse un po’ affollato di barche. Rinunciamo ad andare a Ko Mai Phai, come da programma, per la troppa onda e per non allungare (anche se di poco) i tempi. Bisogna fare attenzione alla marea, che qui è sempre da considerare visto che ha un’escursione di 3 metri. Meglio non scendere in spiaggia, oppure farlo ma tenendo conto degli orari di alta e bassa. Ci dirigiamo a sud dell’isola: la baia è molto grande. Alle 17.30 ci prendiamo qualche gavitello fra quelli privati, delle barche da turismo. Per la sosta ci chiedono soldi, ma glieli diamo volentieri. Tutto sommato conviene, perché per poi sbarcare basta fermare una barca dei locali che per pochi BTH a testa ti accompagna a terra. Solo dopo le 23 la tariffa raddoppia. Per la nostra cena ci sono diverse possibilità, ma anche market, bar, locali che – ci dicono – dall’altra parte dell’isola offrono pure musica e disco in spiaggia.
29 dicembre. Il locale di Ko lanta che abbiamo individuato per passare il capodanno non risponde alle nostre chiamate. Così decidiamo di andarci direttamente e passare lì la notte. Arrivati a Ko lanta do àncora; il fondo ha una tenuta eccellente. Si scende a terra sbarcando i nostri compagni d’avventura sul pontile del resort. L’anno scorso non ci facevano legare i tender al pontile, quindi decido di portarlo in spiaggia, piantando l’ancora nella sabbia. Nella parte Nord della baia ci sono vari ristoranti, market, locali piacevoli in tipico stile thai o moderno. Cena libera a terra con i piedi sulla sabbia, ci godiamo relax e un’atmosfera molto gradevole di tranquillità, che ci portiamo a bordo anche per la notte.
30 dicembre. Destinazione la bellissima Ko rock, ma prima è d’obbligo un passaggio alla grotta di smeraldo di Ko Mook. Si salpa presto, e alle 8.30-9 siamo lì. L’obiettivo infatti è arrivare prima delle daily boat che invadono letteralmente la zona di turisti. Prendiamo un gavitello in 3 catamarani. Arrivano i ranger e ci chiedono qualche bth a persona. Sappiamo bene che si può contrattare un po’ ma non molto. Noi siamo gentili, e visto che passano diverse ore sotto il sole gli offriamo qualche lattina (meglio se analcolica visto che la Thailandia è in parte anche di religione musulmana). Loro apprezzano e quindi siamo tutti pronti: tuffo collettivo in acqua, gita a nuoto nella grotta con giubbotto di salvataggio (avendo ben calcolato la marea) e ingresso emozionante nella Kong (stanza) dell’isola. Chi si è portato la macchina fotografica stagna ha fatto centro. La leggenda racconta che questo era un nascondiglio per i tesori razziati dai terribili pirati del Mar delle Andamane. E si può ben credere. Si percorre la grotta per circa 80 metri al buio a nuoto per arrivare infine a una spiaggia chiusa da pareti verticali di roccia ricoperte da una rigogliosa vegetazione: qualcosa di assolutamente affascinante. Ora rotta per Ko Rock. E il posto è fantastico. Questa volta molti di noi optano per dare àncora; del resto il fondo è tranquillo e tiene. Discesi a terra i ranger ci chiedono un po’ di BTH a testa per sostare la notte più qualche altro BTH per fare una festa in spiaggia. Non è il caso di pensarci. Improvvisiamo una festa sui tavoloni sotto gli alberi sulla spiaggia: quale occasione migliore perché gli equipaggi di tutte le barche si ritrovino e facciano amicizia? Scatta una serata di musica e luci, con un minimo di allestimento e qualche pentola di cocktail: gli ingredienti giusti per “mollare gli ormeggi” e fraternizzare.
31 dicembre. Ci godiamo ancora la giornata, il meteo è ottimo, la notte è stata lunga, ma verso le 14 lasciamo i gavitelli, salpiamo le ancore e partiamo. Di nuovo in direzione Ko lanta ci attende un’amara sorpresa. Il ristorante dove volevamo cenare festeggiando tutti insieme ci bidona: siamo troppi. Ci dividiamo così in gruppi di 2-3 barche, e l’appuntamento a questo punto è dopo cena. Sulla spiaggia, musica dal vivo e spettacoli col fuoco. Appena in tempo ritorno in barca a prendere panettone e Prosecco portati dall’Italia. Il brindisi di mezzanotte è alle porte e dobbiamo essere attrezzati. Balliamo sulla spiaggia in costume fino alle 2.30, poi la musica cessa, ma su qualche barca in rada si ha ancora voglia di festeggiare e fare casino. Andiamo a letto che sono le 4 passate, e non tutti su due gambe…
1 gennaio. Partiamo alla volta di Ko ha yai. Purtroppo abbiamo vento da est e onda, non riusciamo a stare sul lato est del mini arcipelago. Ci portiamo sul lato riparato e in tutta tranquillità, godendo del panorama formato dagli isolotti, ci concediamo una sosta per qualche bagno rinfrescante. Poi rotta verso do Ko phraya Nak, Maya bay. Qui troviamo gavitelli per tutti. La situazione è ideale per spostarci con i tender e passare da una barca all’altra, ognuna con una festa e tanta voglia di divertirsi.
2 gennaio. Eccoci a Ko racha yai. Il posto è un grande parcheggio di barche ma merita senza dubbio una sosta. Acqua trasparente e possibilità di fare un micro rifornimento di cambusa. Io e Albert sullo stesso gavitello. Scopriamo che il market non è sulla spiaggia ma va cercato all’interno dell’isola. Mentre qualche volonteroso si occupa della cambusa, sulla spiaggia andiamo a pranzo al Raya Bungalow restaurant, a nord ovest della baia. Il posto è alla buona, ma si mangia bene, e in più ci accetta anche per la cena. Il nostro entusiasmo si smorza quando ormai seduti e belli carichi scopriamo che il menu serale prevede solo hamburger, patatine, riso saltato poco altro. All’inizio serpeggia un po’ di delusione. In fondo non è un grosso problema. Siamo pur sempre in vacanza, l’atmosfera è piacevole, tanti hanno fatto amicizia, e comunque i tailandesi con il loro sorriso si fanno sempre perdonare.
3 gennaio. Giorno dei saluti. La flottiglia si dividerà, ma prima ci troviamo tutti a Ko hi, acqua trasparente e una piccola spiaggia molto carina, non fosse per i rifiuti, chissà perché, così abbondanti. Bisogna fare qualcosa: ci armiamo di sacchetti e la ripuliamo. Ne riempiremo ben quattro, molto grossi. Alcune barche decidono di non passare lì la notte e dirigersi a sud ovest di Phuket (una scelta non molto azzeccata, sapremo poi). Rimaniamo io e altri due skipper, Pedro e Gigi, che la mattina poi parte e raggiunge gli altri.
4 gennaio. Navigando avevamo visto un posto magico, a Nord di Phi Phi Island. Prima di raggiungerlo decidiamo di visitare Ko Mai Thon, ma ci fermiamo poco, infastiditi dall’invasione di daily boat. Poco male, perché a Phi Phi Island saremo abbondantemente ripagati. Siamo solo noi con le nostre due barche e il posto è incredibile. Per me uno dei dieci più belli in cui sono stato, pur avendo girato mezzo mondo. Baia deserta, spiaggia tutta per noi, pinnacoli di rocce e vegetazione splendente, e per finire lo spettacolo quasi irreale del tramonto. Dobbiamo celebrare questo magnifico regalo della vita: facciamo una festa a bordo da me. Il Jimmy risuona di brindisi, risate, musica italiana e un improvvisato quanto divertente spettacolo “full monty”.
5 gennaio. Credevamo di aver finito la sfilata di meraviglie invece anche Ko dam Khwan ci lascia a bocca aperta: una lingua di sabbia che compare e scompare con la marea. I ranger vogliono pochi BTH a persona per sbarcare. Li merita tutti, e in più a terra ci sono un piccolo bar e un ristorante a nostra disposizione. La costiera è un po’ aperta e non conviene passare qui la notte. Torniamo a Phi Phi island, ma questa volta nella zona più vitaiola per un graduale ritorno alla “civiltà”.
6 gennaio. È tempo di tornare. Ci fermiamo per un’ultima sosta bagno a Ko Yao Yai, altra bella spiaggia (peccato per qualche corallo morto) e poi ci dirigiamo verso Phuket e le sue notti frenetiche. Ormeggiamo al nostro marina e via verso Ko rawa, dove puoi comprare il pesce fresco al mercato e portarlo al ristorante Mook Manee che lo cucina al top. Infine tutti a chiudere la serata a Patong in Bangla road, con un caos avvolgente stile Blade Runner, ma senza pioggia, e un arrivederci alla Thailandia e alle nostre imperdibili crociere Mondovela.
Testo realizzato da Dario Albertini, skipper di Mondovela e “capitano” del Jimmy per mareonline.it
pubblicato il 15 Maggio 2020 da admin | in | tag: arcipelago di Phuket, capitano di Jimmy, capodanno in barca, Crociere di Capodanno, Dario Albertini, in barca a Phuket, Ko dam Khwan, Ko ha yai, Ko lanta, Ko Mai Thon, Ko Mook, Ko racha yai, Mondovela, Phi Phi Island, skipper di Mondovela | commenti: 0