Il mare come non lo avete mai visto

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Isotta Fraschini, nata in terra
cresciuta in cielo, consacrata in mare

Nei suoi tempi pionieristici l’automobile era un giocattolo di lusso che potevano permettersi in pochi. A Milano, negli ultimi anni dell’Ottocento, la passione per l’automobile era già abbastanza diffusa tra le famiglie benestanti e non era raro vedere nei viali della città due vetture misurarsi in velocità. Erano corse estemporanee, un tacito guanto di sfida che gli automobilisti si lanciavano quando si incontravano per strada, né più, né meno di quanto fanno molti velisti che si incontrano in mare e tacitamente si ingaggiano. Fu probabilmente durante una di queste sfide cittadine che si trovarono per la prima volta Cesare Isotta e Vincenzo Fraschini. Isotta, nato a Omegna, sul Lago di Orta, nel 1870, era laureato in giurisprudenza,

pubblicato il 30 Gennaio 2025 da | in Personaggi, Storie | tag: Asso Marino, Attilio Bisio, beffa di Buccari, Giustino Cattaneo, Mas, Svan, Theo Rossi | commenti: 0
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Operazione Dynamo, il lato oscuro
della ritirata di Dunkerque

Nel suo discorso alla Camera dei Comuni, passato alla storia come We shall fight on the beaches, Winston Churchill salutò l’operazione di salvataggio delle truppe inglesi e alleate sulla spiaggia di Dunkerque, dove rischiavano di essere annientate dalle armate naziste, come un “miracolo di liberazione”. Ma ricapitoliamo, anche se brevemente, i fatti. Alla fine di maggio 1940, la Wermacht aveva chiuso in una sacca sempre più stretta il British Expeditionary Force e dieci divisioni franco-belghe ed era giunta in vista della Manica . Oltre un milione di soldati avevano come sola via d’uscita il porto di Dunkerque, in quanto gli altri due, Calais e Boulogne, erano già caduti. L’operazione di salvataggio che ne seguì prese il nome di Operazione Dynamo, in quanto fu pianificata dall’Ammiraglio Bertram Home Ramsey e discussa con Winston Churchill nella Dynamo Room, collocata sotto il Dover Castle, all’interno della quale vi era una dinamo che forniva l’elettricità. Per fortuna Hitler fermò, con una decisione che ancora oggi ha interpretazioni diverse, l’avanzata delle sue truppe, 

pubblicato il 30 Gennaio 2025 da | in Storie | tag: Dunkirk Little Ships, Dynamo Room, ritirata, Seconda guerra mondiale, spirito di Dunkirk | commenti: 1
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Onda anomala, un mostro alto 30 metri
che ha inghiottito oltre 200 navi

Oltre  200 navi di grandi dimensioni scomparse in mare nell’arco di  20 anni. “Colpite e affondate”  da quella che viene comunemente definita un’onda anomala,  “un’ondata più alta delle altre nel susseguirsi delle onde per un dato stato del mare , da non confondere con lo tsunami causato da terremoti sottomarini”, come spiegano gli esperti, sottolineando come  “la differenza principale tra le onde anomale e gli tsunami sta nel fatto che le prime si producono anche in pieno oceano, mentre i secondi si amplificano solo avvicinandosi alle coste”.

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I fari illuminano la rotta per viaggiare
in un mare di storia del nostro Paese

I fari marittimi sono fra le costruzioni più affascinanti,  solitari abitanti di paesaggi spesso desolati, solidamente ancorati a radici di roccia o  cemento  e semplicemente  fondati su sottili moli o piedritti, in un equilibrio apparentemente molto fragile ma in realtà capaci di sfidare i più violenti attacchi della natura, dai quali spessissimo hanno sottratto anche gli equipaggi di imbarcazioni guidate in salvo dal loro fascio di luce  intermittente. Strutture capaci di sopravvivere, grazie al loro fascino unico, anche alla moderna tecnologia della navigazione che ha di fatto reso inutile la loro presenza. Un fascino che brilla fin dalla notte dei tempi, quando fra le Sette meraviglie del mondo erano menzionati il Faro di Alessandria, costruito sull’isola di Pharos nel 283 a.C. e crollato solo nel 1303 in seguito a un violentissimo  terremoto…

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Trappola in fondo al mare? C’è una
task force che salva i sommergibilisti

“Un sommergibile si può sostituire. Un equipaggio no”. Il senso del Subex, Submarine Exercise, esercitazione per sommergibili, sta tutto qui, nelle parole del Capitano di Vascello Massimo Pellegrini, comandante delle Forze subacquee della Marina militare Italiana. Il Subex, infatti, è una delle più importanti esercitazioni mondiali di soccorso a Dissub, Distressed Submarine: prevede la simulazione d’emergenze a bordo di sommergibili posati sul fondo marino e l’avvio delle procedure per salvare l’equipaggio.

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Il navigatore entrato nella leggenda
senza aver mai imparato a nuotare

Oggi il suo nome è quasi dimenticato, ma il francese Eric de Bisschop è stato uno dei più formidabili navigatori di tutto il Novecento. Classe 1891, rampollo di una nobile famiglia francese decaduta, era un uomo poco muscoloso e di modesta statura, quanto di più lontano si possa immaginare dallo stereotipo dell’eroe: in compenso il suo sguardo era di quelli che catturano subito l’attenzione, così come la sua formidabile parlantina. Suoi segni distintivi erano l’agile intelletto, l’ostinazione, il gusto per l’avventura, il divorante amore per le traversate impossibili e un coraggio da leoni. Oltre che un pizzico di simpatica follia e fascino in quantità. Durante la Grande Guerra, mentre era al comando di un dragamine nella Manica, venne silurato da un sommergibile tedesco; non sapeva nuotare, ma fu recuperato per miracolo

pubblicato il 4 Dicembre 2024 da | in Personaggi | tag: Hean Pelissier, KonTiki, Polinesia, Rakahanga Rurutu, Tahiti Nui | commenti: 0
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Idroscivolanti, gli scafi che volavano
sull’acqua con le eliche degli aerei

Pochi li conoscono, ma negli Anni 30 erano il sinonimo della velocità sull’acqua. Stiamo parlando degli idroscivolanti, e degli anni della frenesia, della febbre della velocità. In aria, in terra e in acqua si faceva a gara a superarsi in un’inarrestabile corsa ai record. E gli idroscivolanti parevano nati apposta per correre, per demolire ogni primato di velocità sull’acqua. In realtà i primi progettisti, avevano sì in mente il problema della rapidità degli spostamenti sull’acqua, ma esclusivamente a uso pratico per il trasporto di persone e di materiali negli impieghi militari e commerciali. 

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Scuola navale Francesco Morosini,
il mare insegna a diventare uomini

Suona la tromba, “franchi a cambiarsi”. L’allievo anziano ordina “l’attenti”, al “Marcia avanti” dell’Ufficiale d’ispezione i corridoi si animano. Si svuotano le aule studio dove gli allievi del triennio finale di Liceo classico e scientifico fino a quel momento hanno preparato le lezioni dell’indomani, le interrogazioni e finito i compiti a casa… anche se la loro casa ha il nome di scuola. Venezia, passando il Canale da San Marco verso il Lido si nota un edificio rosso mattone su cui campeggia a chiare lettere bianche il motto “Patria e Onore”: da lì provengono gli squilli di tromba e lì studiano un centinaio di ragazzi tra i 15 e i 18 anni fino al diploma dal particolare sapore salmastro.

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Buggerru, per chi ama immergersi in mare
ma anche nelle profondità della terra

Esistono luoghi, lungo le coste italiane, dove è possibile andare alla scoperta non solo nello straordinario mondo sommerso ma anche di quello sulla terraferma, fra edifici storici e paesaggi mozzafiato. E poi esistono luoghi dove è possibile immergersi perfino nell’incantato mondo sotterraneo. È il caso di  Buggerru, minuscolo  borgo costiero nel sud-ovest della Sardegna, testimonianza dell’ “era mineraria” dell’isola, mostrata a chi naviga sottocosta dai grandi “buchi” aperti, come finestroni, nella roccia a strapiombo sul  mare,  per consentire di aerare  i cunicoli e  dare loro un po’ di luce qua e là lungo un autentico labirinto di tunnel .

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Magellano, il navigatore che ha
preso il largo attraverso uno stretto

Quel pomeriggio di settembre del 1509 il capitano portoghese Lopez de Sequeira stava giocando a scacchi nella cabina del suo galeone ancorato dinanzi alla città di Malacca. Era una giornata calda e afosa e Sequeira aveva volentieri concesso a tutto l’equipaggio della sua nave e delle altre tre che formavano la piccola flotta, di scendere a terra per scoprire i piaceri dell’Oriente in attesa di riempire le stive delle navi di pepe, noce moscata, chiodi di garofano e di ogni altra prelibata droga, come aveva promesso il sultano. Improvvisamente uno dei pochi uomini rimasti a bordo si avvicina all’orecchio del capitano per avvertirlo che alle sue spalle due malesi avevano già sguainato il loro kris pronti ad ucciderlo.

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Al Polo Sud a vela? Il primo italiano
a riuscirci è stato Giovanni Ajmone Cat

Cos’altro avrebbe potuto fare un figlio il cui padre è stato il primo Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare italiana in età repubblicana, mentre la madre, la contessa Carlangela Durini di Monza, partecipò nel 1930-’31 a quella che venne denominata Spedizione del Sud-Africa? Come minimo diventare un epico personaggio nella storia delle esplorazioni polari italiane. E così fu. Giovanni Ajmone Cat, nato a Roma nel 1934, divenne infatti il primo navigatore italiano a portare a termine due spedizioni antartiche a bordo di un motoveliero armato a vela latina, il San Giuseppe Due, di concezione e costruzione interamente italiana. Giovanni apprese i rudimenti della vela sul lago di Como, dove imparò a navigare su una piccola imbarcazione del 1923. Trasferitosi ad Anzio, nel Dopoguerra uscì spesso in mare come mozzo sulla tartana di un capobarca locale, impratichendosi nell’utilizzo dell’armo a vela latina. Conseguita la laurea in Agraria a Perugia,

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Catamarani, i multiscafi venuti
dal passato per stupire il futuro

Il capitano William Dampier, navigatore, esploratore e corsaro per la Corona Britannica, nel 1697 descriveva così le imbarcazioni utilizzate sulla costa sud orientale dell’India: “On the coast of Coromandel, they call them Catamarans.” Kattu maram, tradotto letteralmente, significa legni legati assieme. Se l’etimologia proviene dall’Oceano Indiano, va sottolineato come le popolazioni del Pacifico usino fin dalla notte dei tempi un analogo tipo di imbarcazione, la proa.

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