Per un appassionato c’è sempre qualcosa di nuovo da vedere al National Maritime Museum di Greenwich. Fino al 4 gennaio 2015, per esempio, sarà possibile seguire il percorso fatto per stabilire con precisione la longitudine, un evento di cui ricorre il terzo centenario. Già gli antichi greci si erano posti il problema, ma solo all’inizio del XVI secolo la questione esplose in tutta la sua importanza. Il primo a dedicarle tempo e sforzi fu Amerigo Vespucci nel 1500, seguito dal sacerdote e matematico di Norimberga Johannes Werner (1468– 1522) e dal matematico e astronomo sassone Pietro Apiano (1495–1552). L’inizio del Seicento vide la nascita di un nuovo metodo, proposto nel 1612 da Galileo Galilei (1564–1642), ma il problema rimase insormontabile
fino alla possibilità di utilizzo di un orologio il più esatto possibile in ogni situazione. I primi segnatempo erano infatti apparsi in Europa nella prima metà del Trecento, ma erano troppo grandi e imprecisi.
Il problema da superare era abbastanza chiaro: serviva un orologio in grado di affrontare vibrazioni, cambi di temperatura o lunghi viaggi per mare senza perdere precisione. Fino a quando non vennero costruiti segnatempo con queste caratteristiche, il metodo più affidabile rimaneva quello basato sulla distanza lunare, utilizzabile solamente dagli astronomi. Con il passare del tempo, tuttavia, la tecnologia fece notevoli passi avanti e all’inizio del Cinquecento comparvero i primi orologi da tasca utilizzati, verso la metà del secolo, per determinare la longitudine. La loro praticità divenne subito evidente e gli astronomi dovettero, obtorto collo, adattarsi a utilizzarli. Un passo avanti importante fu realizzato nel 1693 da Giovanni Cassini (1625–1712), che stese correttamente una carta geografica della Francia. La sua impresa spinse Luigi XIV a dire di aver perso più territori a causa dei cartografi di quanti ne avesse mai persi in guerra: la Francia risultava, in effetti, meno estesa del previsto. Intanto in Gran Bretagna nel 1675 era stato fondato il Royal Observatory a Greenwich, la cui importanza fu suggellata quando divenne il Prime Meridien nel 1884.
Agli inizi del XVIII secolo ci furono una serie di disastri marittimi attribuibili a errori nella determinazione della posizione in mare, tali da indurre, nel 1714, il governo inglese a fondare il Royal Board of Longitude e a stabilire un premio in denaro (20mila sterline) per chi avesse trovato un metodo pratico per determinare la longitudine su una nave in navigazione. E qui entra in gioco John Harrison (1693-1776), anonimo falegname di provincia con la passione per la meccanica e gli orologi in legno. Nel 1730 Harrison chiese al Board un prestito di 250 sterline per realizzare un orologio adatto alla navigazione. Il progetto fu approvato e in 5 anni il falegname-orologiaio realizzò H1, il suo primo esemplare in metallo con un sistema di molle e bilancieri senza lubrificazione. Ulteriori prestiti permisero a Harrison di costruire altri esemplari, sempre più precisi, fino ad arrivare alla realizzazione dell’H4, un orologio dotato di scappamento, bilanciere e molla di carico a spirale, un sistema alla base anche dei cronometri attuali.
La prova in navigazione, effettuata dal figlio William durante un viaggio in Giamaica, confermò la grande precisione delle rilevazioni. Harrison aveva vinto, ma ricevette solo metà del premio. Il resto fu vincolato alla possibilità di costruire modelli su larga scala, in modo da poter fornire un orologio per nave. La decisione finale spettava all’astronomo reale Nevil Maskelyne, avversario di Harrison, il quale, ovviamente, bocciò il meccanismo dichiarandolo inaffidabile. Il maestro orologiaio, aveva intanto realizzato l’H5, e riuscì a ottenere udienza da Re Giorgio III il quale, dopo una prova personale, gli fece assegnare, dopo 31 anni di lavoro, il tanto meritato e agognato premio in denaro. Il riconoscimento ufficiale, invece, non arrivò mai. Va comunque riconosciuta l’importanza delle osservazioni di Nevil Maskelyne e della sua opera Nautical Almanac, capaci di dimostrare la complementarità dei metodi di osservazione astronomici e di misurazione del tempo.
Testo di Tealdo Tealdi, pubblicato sul numero 84 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 4 Novembre 2014 da admin | in | commenti: 0