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Navigare in un mare di vino? Il trasporto
su antichi velieri è naufragato nella crisi

Il trasporto via mare del vino ha origini che si perdono nella notte dei tempi. Le difficoltà del trasporto via terra, in assenza di strade percorribili dai carri e in presenza di ostacoli naturali come le montagne, erano infatti, fino a un’epoca relativamente recente, insormontabili. Anche i viaggi per mare erano comunque pericolosi e gli innumerevoli naufragi lo dimostrano. Proprio l’individuazione e il recupero dei resti di quelle tragedie marinare ha permesso, con un prezioso lavoro di archeologia subacquea, di avere conferma non solo dell’importanza di questo tipo di trasporto, ma anche delle principali rotte lungo le quali venivano trasferite migliaia e migliaia di anfore colme del prezioso nettare. Si è giunti così alla conclusione che, nel corso delle varie epoche, si crearono delle vere e proprie vie del vino, come quelle etrusche che, dai porti centro-meridionali della penisola italiana, risalivano le coste tirreniche fino alla Liguria e proseguivano anche oltre, in Provenza e Spagna. In tempi più recenti, nel 1300, le destinazioni arrivarono a comprendere regioni non solo bagnate dal Mediterraneo, ma anche località al di là dello stretto di Gibilterra, come l’Irlanda, l’Inghilterra e i porti del Mare del Nord. In questi casi, però, la concorrenza dei prodotti francesi, che partivano da Bordeaux e La Rochelle, si faceva molto sentire. In un’epoca come l’attuale, che vede il 90 per cento delle merci a livello mondiale viaggiare lungo rotte marittime, anche gran parte della produzione vinicola utilizza questa modalità di trasporto. Non manca tuttavia chi, per ragioni ecologiche (la flotta commerciale mondiale emette dalle sue navi ben 1,1 miliardi di tonnellate di anidride carbonica l’anno, pari al 4,5 per cento del totale emesso annualmente) e per ragioni economiche (il crescente costo del carburante), cerca di trovare sistemi di trasporto differenti. Cosa di meglio, allora, che tornare alla vela, soprattutto per quei prodotti di pregio che, da una simile soluzione possano trarre anche un ulteriore beneficio in termini di immagine e di esclusività? È nata così nel 2005 in Francia, per iniziativa del giornalista Frédéric Albert e di altri tre soci, la Ctmv, Compagnia trasporti marittimi a vela, un’azienda che si pone l’obiettivo di trasportare vini dalle coste atlantiche francesi, utilizzando imbarcazioni a vela, in Irlanda, Gran Bretagna e successivamente Danimarca. Gli accordi con una ventina di viticoltori del Languedoc/Roussillon hanno inizialmente fatto vincere una sfida giudicata impossibile, ma diventata, con il passare del tempo, sempre più ricca di interesse. Frédéric, da esperto uomo di comunicazione, ha utilizzato velieri storici francesi e inglesi per sfruttare il prevedibile effetto mediatico della sua idea. Il primo viaggio ha avuto un grande risalto, poiché ha utilizzato il tre alberi Belem, ultimo dei Tall Ship di commercio francese, varato nel 1896, orgoglio della Marina nazionale. Il Belem è partito il 18 maggio 2008 con destinazione Montreal per festeggiare i 400 anni della nascita del Québec e le tremila bottiglie imbarcate sono state tutte aperte il 9 luglio. La seconda spedizione partita da Brest per Dublino il 18 luglio dello stesso anno ha utilizzato, invece, un vero monumento storico navale inglese, la Kathleen & May, uno schooner a tre alberi costruito nel 1900. Su ognuna delle 30 mila etichette delle bottiglie trasportate era riportata la seguente scritta: Carried by sailing ship, a better deal for the planet. Il viaggio, durato sei giorni, si è svolto per tre quarti del tempo a vela, a una velocità media di 8 nodi, la metà di quella di una nave commerciale, ma senza alcuna emissione inquinante. La terza spedizione ha raggiunto Londra con la Lady Daphne, un due alberi di 28 metri varato nel 1923. Una piccola folla d’inglesi è salita a bordo per gustare parte delle 18 mila bottiglie imbarcate; le rimanenti hanno poi proseguito verso la loro destinazione finale di vendita. La spedizione successiva, condotta a bordo di Etoile de France, è tornata a Dublino e la quinta, oltre alla capitale irlandese, ha toccato anche Bristol, di nuovo con la Kathleen & May. Tutta l’operazione è stata improntata a uno studio molto articolato, che ha riguardato le soluzioni di marketing, le problematiche legate allo sviluppo ecosostenibile, alla conservazione del prodotto e al mantenimento delle caratteristiche organolettiche e qualitative. Il prezzo di vendita, alla fine di tanto lavoro, ha risentito di una variazione davvero marginale: un euro circa in più di costo poco per ogni bottiglia, compensato tuttavia ampiamente dal valore ecologico dell’impresa. Perfino il trasporto dei vini dalle coste sud della Francia all’Atlantico, infatti, è stato realizzato con mezzi ecosostenibili: una flotta di chiatte che ha utilizzato il Canal du Midi, che collega dal 1681 il Mediterraneo con l’Atlantico. Purtroppo, a causa soprattutto della crisi irlandese del 2009, la Ctmv ha dovuto chiudere i battenti. Ma Frédéric Albert è ancora convinto della bontà della sua idea e, adesso, aspetta solo tempi migliori per gonfiare le vele di nuovi velieri sulla via del vino.

Testo di Donatella Zucca pubblicato sul numero 55 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale.Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.

pubblicato il 23 Settembre 2015 da admin | in Storie, Viaggi & Rotte nel mondo | tag: Belem, Cmtv, crisi irlandese, Frederic Albert, Kathleen & May, Lady Daphne, vino e vela | commenti: 0

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Commenti recenti
  • Beppe 20 Giugno 2025 at 10:00 su Mondovela, un mondo di vacanze da sogno
    per chi sogna di trascorrerle navigando
    Aveva ragione la Giuly, davvero bravi....
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