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“Mario Puccini è un grande pittore che, se si fosse portato su un piano culturale più largo, poteva diventare non inferiore, nel suo aspetto ruggente, al conterraneo Amedeo Modigliani”. Così scriveva il critico Raffaele De Grada nel 1967 e il suo giudizio è valido ancora oggi. La città di Livorno, infatti, non è famosa nell’arte solo per aver dato i natali a Giovanni Fattori e ad Amedeo Modigliani. Fin dal XVI secolo il suo porto è stato un importante centro di scambi, non solo commerciali, ma anche culturali, stimolati prima dai Medici, poi dai Lorena, infine dagli entusiasmi patriottici del Regno d’Italia. L’elenco dei pittori nati o attivi nella città toscana, dal Medio Evo ad oggi, sarebbe lunghissimo. Un momento importante di questa lunga e ricca tradizione è rappresentato dalla scuola postmacchiaiola, famosa per il modo in cui i suoi artisti seppero valorizzare l’uso della luce per ottenere effetti di straordinaria raffinatezza espressiva. Fin dal 1908 questi pittori erano soliti ritrovarsi al Caffè Bardi di Livorno per discutere d’arte e confrontare le proprie opinioni con altri coetanei, musicisti, scrittori, fotografi, intellettuali e studenti. Tra i più attivi e rispettati c’era Mario Puccini, nato a Livorno il 28 giugno 1869 da una famiglia di umili origini.

La sua vena artistica si arricchì ai tavolini del Caffé Bardi

Da ragazzo si appassionò alla pittura e Giovanni Fattori apprezzò il suo talento, tanto da convincere i genitori a iscriverlo ai corsi di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Dopo il diploma, ottenuto nel 1890, si iscrisse alla Scuola Libera del Nudo, ma fu vittima di un forte esaurimento nervoso che lo costrinse a un lungo ricovero nell’ospedale psichiatrico di San Niccolò di Siena, da cui uscì il 5 maggio 1898. Negli anni seguenti aiutò il padre nella gestione di una trattoria e si guadagnò da vivere costruendo giochi per ragazzi, dipingendo le insegne per alcuni negozi o realizzando disegni per le ricamatrici. Nel frattempo continuò a dipingere, ma non partecipò a nessuna mostra ad eccezione della terza Esposizione d’Arte di Livorno del 1901, dove presentò un solo quadro, intitolato Paese Gabbro. Dal 1908, come si è detto, frequentò il Caffè Bardi, per il quale dipinse alcuni pannelli decorativi. Strinse amicizia con Benvenuto Benvenuti, Oscar Ghiglia e Llewelyn Lloyd che lo consigliarono e lo sostennero nella sua ascesa artistica. In pochi anni seppe conquistarsi la stima dei colleghi, dei critici e di numerosi collezionisti, che acquistavano regolarmente i suoi lavori, permettendogli di dedicarsi interamente alla pittura.

Alcuni critici lo accostarono all’Espressionismo tedesco

Nei suoi primi dipinti, Puccini rimase fedele alla tradizione purista e alla poetica di Giovanni Fattori e Silvestro Lega. Dopo il 1905 si appropriò in maniera originale e personale delle esperienze del Divisionismo toscano per accentuare la forza espressiva dei colori. Questi elementi stilistici, uniti agli aspetti biografici, spinsero alcuni critici ad accostarlo alle coeve esperienze dell’Espressionismo tedesco o addirittura a definirlo il Van Gogh livornese. I suoi soggetti preferiti erano le nature morte, le marine e le vedute livornesi, in particolare le navi ancorate al porto. Puccini era solito raffigurare le imbarcazioni dal molo, a distanza ravvicinata, così da renderle ancor più grandi e incombenti. I colori accesi, fortemente contrastati, rendevano le scene ancor più vivaci e dinamiche; nello stesso tempo l’assenza di personaggi o le rare presenze umane, per lo più pescatori o marinai, intenti nel loro lavoro, creavano atmosfere soffuse e suggestive, liriche ed evocative, di non comune carica poetica, ancor oggi apprezzata e ammirata. Amava moltissimo dipingere all’aperto, a contatto con la natura aspra e selvaggia della Maremma o sulle banchine del porto di Livorno, ma il suo fisico pagò a caro prezzo questi continui sforzi.

La sua morte spinse i frequentatori del Caffé Bardi a creare il Gruppo Labronico

La prematura morte di Mario Puccini, a soli 51 anni, avvenuta a Firenze il 18 giugno 1920, dopo un breve ricovero all’Ospedale di Santa Maria Novella, in seguito ad un’infezione polmonare trascurata, fu un duro colpo per gli abituali frequentatori del Caffè Bardi. Poche settimane più tardi, però, il 15 luglio del 1920, quindici pittori (tra cui Adriano Baracchini-Caputi, Beppe Guzzi, Giovanni March, Corrado Michelozzi, Renato Natali, Gastone Razzaguta, Renuccio Renucci, Gino Romiti, Ferruccio Rontini, Alberto Zampieri e Giovanni Zannacchini) e lo scultore Cesare Tarrini si riunirono nello studio di Gino Romiti, e dopo un’accesa discussione sul nome più appropriato da attribuire, diedero vita al Gruppo Labronico. Il suo primo impegno fu quello di convincere le autorità a inumare la salma di Mario Puccini nel Famedio di Montenero (cosa che accadde, per motivi burocratici, solo nel settembre del 1987). La prima mostra del gruppo si svolse in una sala del Palace Hotel dal 12 agosto al 21 settembre 1920. In seguito si unirono altri pittori, come Ulvi Liegi, Plinio Nomellini, Cafiero Filippelli, Giovanni Lomi, Giulio Ghelarducci, Manlio Martinelli, Umberto Fioravanti e Carlo Domenici. Essi organizzarono molte altre rassegne collettive a cominciare dall’Esposizione Internazionale d’Arte di San Remo e la Novantesima Esposizione degli Amatori e Cultori di Roma del 1921.

Testo di Gabriele Crepaldi pubblicato sul numero 70 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale.Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.

pubblicato il 22 Ottobre 2024 da admin | in Quadri | tag: Amedeo Modigliani, Caffé Bardi, Divisionismo toscano, Giovanni Fattori, Gruppo Labronico, scuola postmacchiaiola, Silvestro Lega | commenti: 0

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Commenti recenti
  • Carmen Iemma 28 Aprile 2025 at 05:03 su Vini da tenere in cambusa? Queste bottiglie
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