Il mare come non lo avete mai visto

Articoli presenti nella categoria 'Storie'

Trappola in fondo al mare? C’è una
task force che salva i sommergibilisti

“Un sommergibile si può sostituire. Un equipaggio no”. Il senso del Subex, Submarine Exercise, esercitazione per sommergibili, sta tutto qui, nelle parole del Capitano di Vascello Massimo Pellegrini, comandante delle Forze subacquee della Marina militare Italiana. Il Subex, infatti, è una delle più importanti esercitazioni mondiali di soccorso a Dissub, Distressed Submarine: prevede la simulazione d’emergenze a bordo di sommergibili posati sul fondo marino e l’avvio delle procedure per salvare l’equipaggio.

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Fram, la nave costruita per resistere
alla morsa del Circolo Polare Artico

Alla fine del XIX secolo il mondo scandinavo è scosso dal risveglio dell’identità nazionale. La Norvegia, soggetta dal 1814 al regno di Svezia, aspira all’indipendenza e tenta di valorizzare la propria identità. Quando l’esploratore Fridtjof Nansen torna in patria dalla spedizione in Groenlandia nella primavera del 1889, è accolto con grande entusiasmo patriottico. Influenzato dalle ricerche del meteorologo H. Mohn, Nansen non crede all’idea allora diffusa di un mare libero al centro del polo. Pensa che i ghiacci dell’Artico formino una massa unica che galleggia e deriva tra l’Asia e la Groenlandia. Invitato a Londra alla Royal Geographical Society, sostiene la tesi dell’esistenza di una corrente sottomarina tra le coste sotto il ghiaccio. La sua teoria si basa su tre fatti:

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Idroscivolanti, gli scafi che volavano
sull’acqua con le eliche degli aerei

Pochi li conoscono, ma negli Anni 30 erano il sinonimo della velocità sull’acqua. Stiamo parlando degli idroscivolanti, e degli anni della frenesia, della febbre della velocità. In aria, in terra e in acqua si faceva a gara a superarsi in un’inarrestabile corsa ai record. E gli idroscivolanti parevano nati apposta per correre, per demolire ogni primato di velocità sull’acqua. In realtà i primi progettisti, avevano sì in mente il problema della rapidità degli spostamenti sull’acqua, ma esclusivamente a uso pratico per il trasporto di persone e di materiali negli impieghi militari e commerciali. 

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Scuola navale Francesco Morosini,
il mare insegna a diventare uomini

Suona la tromba, “franchi a cambiarsi”. L’allievo anziano ordina “l’attenti”, al “Marcia avanti” dell’Ufficiale d’ispezione i corridoi si animano. Si svuotano le aule studio dove gli allievi del triennio finale di Liceo classico e scientifico fino a quel momento hanno preparato le lezioni dell’indomani, le interrogazioni e finito i compiti a casa… anche se la loro casa ha il nome di scuola. Venezia, passando il Canale da San Marco verso il Lido si nota un edificio rosso mattone su cui campeggia a chiare lettere bianche il motto “Patria e Onore”: da lì provengono gli squilli di tromba e lì studiano un centinaio di ragazzi tra i 15 e i 18 anni fino al diploma dal particolare sapore salmastro.

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Buggerru, per chi ama immergersi in mare
ma anche nelle profondità della terra

Esistono luoghi, lungo le coste italiane, dove è possibile andare alla scoperta non solo nello straordinario mondo sommerso ma anche di quello sulla terraferma, fra edifici storici e paesaggi mozzafiato. E poi esistono luoghi dove è possibile immergersi perfino nell’incantato mondo sotterraneo. È il caso di  Buggerru, minuscolo  borgo costiero nel sud-ovest della Sardegna, testimonianza dell’ “era mineraria” dell’isola, mostrata a chi naviga sottocosta dai grandi “buchi” aperti, come finestroni, nella roccia a strapiombo sul  mare,  per consentire di aerare  i cunicoli e  dare loro un po’ di luce qua e là lungo un autentico labirinto di tunnel .

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Magellano, il navigatore che ha
preso il largo attraverso uno stretto

Quel pomeriggio di settembre del 1509 il capitano portoghese Lopez de Sequeira stava giocando a scacchi nella cabina del suo galeone ancorato dinanzi alla città di Malacca. Era una giornata calda e afosa e Sequeira aveva volentieri concesso a tutto l’equipaggio della sua nave e delle altre tre che formavano la piccola flotta, di scendere a terra per scoprire i piaceri dell’Oriente in attesa di riempire le stive delle navi di pepe, noce moscata, chiodi di garofano e di ogni altra prelibata droga, come aveva promesso il sultano. Improvvisamente uno dei pochi uomini rimasti a bordo si avvicina all’orecchio del capitano per avvertirlo che alle sue spalle due malesi avevano già sguainato il loro kris pronti ad ucciderlo.

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Al Polo Sud a vela? Il primo italiano
a riuscirci è stato Giovanni Ajmone Cat

Cos’altro avrebbe potuto fare un figlio il cui padre è stato il primo Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare italiana in età repubblicana, mentre la madre, la contessa Carlangela Durini di Monza, partecipò nel 1930-’31 a quella che venne denominata Spedizione del Sud-Africa? Come minimo diventare un epico personaggio nella storia delle esplorazioni polari italiane. E così fu. Giovanni Ajmone Cat, nato a Roma nel 1934, divenne infatti il primo navigatore italiano a portare a termine due spedizioni antartiche a bordo di un motoveliero armato a vela latina, il San Giuseppe Due, di concezione e costruzione interamente italiana. Giovanni apprese i rudimenti della vela sul lago di Como, dove imparò a navigare su una piccola imbarcazione del 1923. Trasferitosi ad Anzio, nel Dopoguerra uscì spesso in mare come mozzo sulla tartana di un capobarca locale, impratichendosi nell’utilizzo dell’armo a vela latina. Conseguita la laurea in Agraria a Perugia,

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Catamarani, i multiscafi venuti
dal passato per stupire il futuro

Il capitano William Dampier, navigatore, esploratore e corsaro per la Corona Britannica, nel 1697 descriveva così le imbarcazioni utilizzate sulla costa sud orientale dell’India: “On the coast of Coromandel, they call them Catamarans.” Kattu maram, tradotto letteralmente, significa legni legati assieme. Se l’etimologia proviene dall’Oceano Indiano, va sottolineato come le popolazioni del Pacifico usino fin dalla notte dei tempi un analogo tipo di imbarcazione, la proa.

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Chi trova un relitto trova un tesoro?
Trovarlo è un conto, tenerlo un altro

In Italia i tesori sommersi li conosciamo soprattutto per i libri di Emilio Salgari. Le avventure del Corsaro Nero e dei pirati della Malesia hanno infati rappresentato per molti di noi e per diverse generazioni una irresistibile attrazione. Più recentemente le avventure dei pirati dei Caraibi, con uno straordinario Johnny Deep, hanno nuovamente avvicinato molte persone a quel mondo e ai tesori nascosti. La loro individuazione è però molto complessa e necessita di approfondite ricerche storiche, mezzi tecnici e, soprattutto, disponibilità finanziarie rilevanti. Molto importante e famosa quella avvenuta nel 1971, dopo anni di ricerche, del galeone spagnolo Nuestra Señora de Atocha,

pubblicato il 1 Aprile 2024 da | in I grandi relitti, Storie | tag: Cassirer, Gairsoppa, HMS Victory, Nuestra Senora de las Mercedes, Odissey Marine, tesori | commenti: 0
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Abitare in mezzo al mare? Ecco le case
faro costruite come moderne palafitte

Chi avesse la ventura di navigare per la prima volta sulle torpide acque della baia di Chesapeake, magari nelle prime ore di una mattina brumosa, potrebbe all’improvviso trovarsi davanti a uno spettacolo sconcertante. Una deliziosa casetta bianca in legno, dalla curiosa pianta esagonale, coperta da un tetto rosso brillante e una bella chiostra di abbaini, si erge tra le onde come se fosse la cosa più naturale al mondo. La sensazione di stranimento è ancora più intensa durante le alte maree, quando le acque solitamente placide della profonda insenatura nascondono alla vista i macigni accatastati come protezione ai piedi del bizzarro edificio. In effetti, a uno sguardo più attento questo si palesa ben presto per quello che è, ossia un faro, ma di un tipo davvero particolare. Il suo nome, Thomas Point Shoal Light, lo deve all’insidiosa secca la cui presenza sta a segnalare non solo con una brillante luce intermittente, ma anche con una potente sirena antinebbia. Ci troviamo lungo le frastagliate coste interne

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