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Soldatini della Marina, un ex ufficiale
ne possiede un vero esercito

Paolo Mele, avvocato penalista di professione, colle­zionista di soldatini di Marina per passione, vive e lavora a Vicenza, ma è napoletano verace. Di nascita, di cultura, di tendenze caratteriali. E come tutti i napoletani ha una grande e atavica passione per il mare. “Per otto anni ­ho fatto l’ufficiale di Marina dopo un’esperienza come ufficiale di complemento dell’esercito”, racconta, ” ho fatto l’Accademia nel 1977-78­ e sono rimasto in Marina fino all’83 con il grado di tenente di vascello del Corpo di Commissariato. Poi, qualche anno fa, sono stato nominato Capi­tano di Corvetta nel ruolo di complemento. I sei anni e mezzo che ho passato imbarcato su varie unità navali, partecipando a numerose esercitazioni operative, li ricordo come gli anni migliori della mia vita, un po’ perché i ricordi di gioventù ci sono sempre graditi, ma molto perché sono ricordi legati al mare, alle esperienze marinare e al rapporto bellis­simo che ho avuto con la Marina e con i suoi uomini”. Viene spontaneo chiederle perché l’ha lasciata… “Perché ho conosciuto una signora bionda che ho corteggiato fino a quando è diventata mia moglie. Continuare ad andare per mare non favoriva le nostre frequentazioni e, ol­tretutto, facendo progetti di famiglia, non potevo trascurare l’aspetto economico. La vita dell’ufficiale di Marina è affascinante, ma mal retribuita per le mie aspettative. Così ho preso la professione per la quale avevo studiato laureandomi in giurisprudenza, mi sono sposato e sono venuto a vivere e a lavorare a Vicenza, lasciando la Ma­rina. Ma solo di fatto. Nel cuore io mi sento sempre ufficiale e sono sempre in contatto con i miei ex colleghi che ora hanno fatto carriera e alcuni di essi sono già contrammi­ragli”.

Il primo pezzo è stato acquistato a Bologna. Per combattere lo stress…

È facile dedurre che questa sua straordinaria collezione di soldatini che oggi supera le cinquecento unità nasce proprio dal suo amore per la Marina. Come e quando è nata? “Per caso, circa una decina di anni fa. Mi trovavo a Bologna un giorno in cui mi sentivo particolarmente stressato dal lavoro e per scaricare lo stress ho adottato un metodo ben sperimentato dalle donne: sono andato a fare shopping di cose inutili. Ho visto una vetrina in cui c’erano soldatini di plastica di Marina in marcia. Mi hanno riportato indietro nel tempo con la fantasia. Sono en­ trato nel negozio e li ho comprati. Poi ne ho aggiunti altri; tutte le volte che ne trovavo qualcuno lo compravo. Così è nata una colle­zione che è una sorta di placebo per calmarmi dall’ansia. Quando poi ho visto il reparto in armi schierato che marciava ho cominciato ad entusiasmarmi e ho preso contatto con altri collezionisti; ho conosciuto persone simpaticissime, molto interessate come me alla storia, all’uniformologia, ai vari pe­riodi storici dell’arma navale.

Pian piano la collezione è cresciuta fino a superare i 500 soldatini

Sono entrato, senza rendermene conto, nel meccanismo implacabile del collezionismo. Un meccani­smo forse un po’ dispen­dioso, in termini di denaro e di spazio, che compro­mette a volte la pace domestica -­ mia moglie certo non ne è entusiasta – ma di cui non mi pento affatto. Il movente è chiaramente un puro interesse storico­ culturale e ho la soddi­sfazione di ritenere di aver messo insieme una collezione veramente interessante. La prima partita che ho acquistato in quel negozio di Bologna era di marinai francesi, soldatini di plastica recenti. Poi, tramite amici, ho trovato un collezionista che mi ha venduto altri soldatini francesi. Dalla Fran­cia sono passato ad altre nazioni. Ho fatto ricerche su internet, ho cercato di conoscere altri collezionisti e attraverso i mercatini sono entrato in contatto con venditori che mi hanno procurato il grosso della collezione, comprese le serie di prodotti spagnoli, argentini, suda­mericani.

Ai marinai francesi si sono uniti quelli tedeschi e austriaci, inglesi, americani…

La produzione tedesca e austriaca è ripresa dai vecchi toys di inizio ‘900: ho la serie dei marinai dell’impero austroungarico del primo conflitto mondiale e quelli relativi al periodo coloniale. Poi c’è tutto il periodo inglese con marines inglesi della prima epoca e i marines americani a partire dagli inizi del ‘900. Andando indietro nel tempo c’è la marineria pontificia e quella borbonica che è una produzione di gran pregio di Antonini di Roma, un maestro dell’arte dei soldatini da collezione. Io ho avuto la fortuna di visitare il suo museo, che ora non so se sia stato smantellato o meno, dove c’erano soldatini che risalivano all’inizio dell’800. Poi ci sono soldatini prodotti da alcuni artigiani di Genova che sono pezzi unici, di notevole valore dal punto di vista collezionistico e hanno la caratteristica di essere fatti con materiali diversi, cioè sono soldatini che hanno uniformi di stoffa con rifiniture in cuoio o in metallo e pesano veramente pochissimo. La produzione recente sono riuscito a raccoglierla grazie al signor Gozzi di Padova, titolare della Mas 15, un’azienda che ha una buona produzione di soldatini toys. E per quanto riguarda la Marina italiana, ho raccolto tutti i reparti della X Mas; alcuni me li ha messi in produzione autonomamente, tipo i guastatori alpini del Valanga che, a parte il berretto da alpino, indossavano uniformi da marinaio

Per completare le collezioni i migliori artigiani assemblano  le serie mancanti

Quando nella ricerca storica verificavamo una falla di produzione, Roberto Gozzi me la colmava facendomi assemblare da suoi artigiani le serie mancanti. Così mi sono fatto fare i reparti del Lupo, del Barbarigo e del Sagittario, e il battaglione della X Mas dei “risoluti”. Interessanti sono le serie degli ascari libici e di quelli eritrei”. Quindi lei, dopo aver iniziato per caso e continuato per piacere, si è perfezionato a tal punto che fa le ricerche storiche e ordina i pezzi che le mancano? “Esatto. Quando trovo una serie che non ho, me la faccio assemblare. Nel senso che i pezzi vengono ricavati dalla combinazione di quelli già esistenti: per esempio, per fare i guastatori del Valanga abbiamo utilizzato la testa di un ufficiale alpino, modificato i fregi della divisa e assemblato il tutto sul corpo di un ufficiale della X Mas. Il lavoro è frutto di un’accurata ricerca uniformologica che io verifico sui testi storici. Per esempio, per quanto riguarda la marineria borbonica io consulto lo Zezon, di cui ho una copia anastatica, oppure i testi della Marina in uso al ministero della Difesa che sono stati pubblicati a uso dei collezionisti, e dove ci sono tantissime uniformi con i relativi dettagli. Il materiale di costruzione è vario: si parte dal materiale in pasta, che poi è cartapesta, tipo la produzione Nardi, Confalonieri, D’Urso, ecc. Poi si passa al piombo e successivamente alla plastica e per le collezioni esclusive c’è il polimateriale. Esistono anche soldatini in terracotta o in sughero ma io parlo di quelli di produzione tradizionale”.

Fra i pezzi più pregiati ci sono i soldatini fabbricati nel 1938

Quali sono i pezzi più importanti dal punto di vista collezionistico? “Beh, quelli a cui sono legato maggiormente dal punto di vista affettivo. Anche se alcuni pezzi hanno un costo piuttosto alto, nessun collezionista comprandolo pensa di fare un investimento. Il valore è solo culturale o affettivo. E poi non è il singolo pezzo ad avere un valore, ma la collezione nella sua completezza. I soldatini a cui sono particolarmente legato sono quelli della Confalonieri, perché sono quelli con cui ho giocato quando ero bambino e che sono andati persi. Quando li tocco mi sembrano gli stessi. Da un punto di vista dell’antichità, i soldatini più vecchi che ho risalgono al 1938, ma quello che conta per me, non è tanto il pezzo singolo di valore d’antiquariato, ma la completezza della serie e da questo punto di vista sono piuttosto soddisfatto. Penso che prima o poi, seguendo l’esempio di altri collezionisti, farò anch’io un catalogo”. Nello studio domestico dell’avvocato Mele ci sono altri oggetti da collezionismo: elmetti, modelli di navi, cimeli marinari di vario genere, tra i quali l’oblò doppio, tipico delle navi da combattimento, del San Giorgio, ex caccia conduttore adibito a nave scuola sul quale ebbe un breve imbarco. Ricordi che aiutano a navigare, almeno sulla nave della fantasia.

Testo di Riccardo Magrini, pubblicato sul numero 40 di Arte Navale. Su gentile concessione della rivista Arte Navale. Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.

pubblicato il 17 Giugno 2015 da admin | in | tag: avvocato Paolo Mele, colle­zioni di soldatini della Marina, maestro dell’arte dei soldatini da collezione, Mas 15, Riccardo Magrini, Roberto Gozzi, soldatini con rifiniture in cuoio e metallo, soldatini con uniformi di stoffa, soldatini toys | commenti: 0

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  • Davide 29 Maggio 2025 at 12:17 su Crociere senza veli: in 3000 salpano
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    Perché l'equipaggio non sarà anch'esso in costume adamitico?
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