Il mare come non lo avete mai visto

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Imprese in mare impossibili? Quelle compiute
a Capo Horn rivivono allo Sjöfartsmuseum

Per gli appassionati di storia della vela le isole Åland (pronunciare Oland) sono qualcosa di più di un gruppo di bellissime isole del Mar Baltico che fanno da ponte tra la Finlandia e la Svezia. Esse sono state l’ultima patria dei cape-horner, le navi a vela che hanno navigato attorno a Capo Horn, rappresentano l’ultima testimonianza della navigazione transoceanica a vela. Una testimonianza che oggi vive anche grazie al Sjöfartsmuseum, il museo marittimo diretto da Hanna Hagmark-Cooper. 

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Navi di pietra, le tombe dei vichinghi
che navigavano verso l’altro mondo

Quasi un millennio dopo l’ultima eco delle grandi scorrerie dei temibili guerrieri vichinghi, molte delle loro agili e rapidissime navi, i leggendari dragar, giacciono ancora lungo le coste del Kattegat e del Mar Baltico. Silenti, coperte da cuscini di muschi e licheni, pietrificate, come se un terribile sortilegio evocato in qualche antica saga si fosse abbattuto sulle loro snelle fiancate. Spesso sono immerse nel verde dei pascoli, in qualche caso nelle foreste, come sull’isola di Gotland, dove i grandi pini offrono un po’ d’ombra alla leggendaria tomba dell’eroe Tjelvar. Questi immani vascelli non furono costruiti per solcare le onde, ma per custodire le spoglie di sovrani e guerrieri, ricordando alle generazioni future i capostipiti di stirpi dedite alla pesca, al commercio e alla guerra, ma sopra ogni altra cosa formidabili navigatori. La gente le chiama skibssætninger, oppure skeppssättningar, a seconda se ci si trova in Danimarca o in Svezia; nella nostra lingua sono dette navi di pietra e,

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Tonnara di Favignana, qui pescate
le più incredibili storie di mare

L’ex stabilimento Florio di Favignana, un gioiello di archeologia industriale, non solo era il luogo dove venivano custodite le attrezzature, le ancore e le barche della mattanza, ma era anche una delle più fiorenti industrie di lavorazione conserviere del tonno e rappresentò anche la storia della famiglia Florio. Il complesso, grazie alla sua architettura con grandi archi e i soffitti altissimi, ricorda le cattedrali.

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La corderia a cui si aggrappò il Re Sole
per risollevare le sorti della Marina

Quando il 9 marzo 1661 il cardinale Mazzarino rese l’anima a Dio, Luigi XIV poté finalmente assumere il governo del Paese. Il giovane monarca, che aveva ereditato il regno all’età di cinque anni e che era rimasto sotto tutela della madre e ancor più del potente primo ministro per diciotto anni, dimostrò fin dai suoi primi atti di avere la tempra del grande statista. Aveva idee grandiose e le mise subito in atto. Una delle sue prime preoccupazioni fu di ricostituire una potenza navale in grado di competere con l’eterno nemico inglese. Della potente flotta creata da Richelieu, non rimanevano che venti navigli e di questi solo due o tre erano in grado di prendere dignitosamente il mare. Luigi affidò al suo nuovo primo ministro Jean Baptiste Colbert, il compito di risollevare le sorti della Marina. La prima cosa da fare

pubblicato il 14 Luglio 2025 da | in Musei nel mondo, Storie | tag: Corderie Royale, Francois Blondel, Riccardo Magrini, Rochefort-sur-Charente | commenti: 0
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Aurora, il simbolo della Rivoluzione
diventato un museo galleggiante

San Pietroburgo, un sabato di fine gennaio. La temperatura si è alzata e il termometro segna, invece dei soliti – 15 gradi, soltanto sette gradi sotto zero. In compenso nevica abbondantemente. Siamo a nord del centro storico, sull’isola Petrograd, circondata per tre lati dalla Neva, mentre a ovest, verso il delta del fiume, c’è un piccolo arcipelago. Non lontano dal vero nucleo più antico della città, che è rappresentato dalla fortezza esagonale dei SS. Pietro e Paolo, voluta da Pietro il Grande a difesa dello sbocco sul Baltico, è ancorato l’Aurora. L’incrociatore Krejser Aurora è il simbolo della Rivoluzione russa del 1917, quando sparò il colpo di cannone che diede inizio all’attacco al Palazzo d’Inverno. Dal 1956 ospita un museo che è parte del Museo centrale della Marina da guerra. La nave ci appare come una silhouette grigia sospesa nel biancore invernale e, allo stesso tempo, stretta nella morsa del ghiaccio. Il vento è pungente; facciamo fatica a salire a bordo,

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Moby Dick vi guida nelle città dove
rivive l’era della caccia alle balene

All’epoca d’oro dell’industria baleniera, tra il 1825 e il 1865, lungo le coste del New England erano registrate più di 700 navi baleniere e nel vicino Massachusetts le città di New Bedford (a meno di 100 chilometri a sud di Boston) e Nantucket (l’isola omonima è a circa 46 chilometri dalla costa) si contendevano il titolo di porto più importante nella caccia ai cetacei. Le balene allora erano sinonimo di ricchezza, soprattutto i capodogli, per la massiccia quantità di grasso da cui si estraeva l’olio usato per l’illuminazione e per la lubrificazione dei macchinari industriali. New Bedford si era presto guadagnata la fama di “città che illumina il mondo”: negli anni ’40, con l’arrivo della ferrovia, aveva avuto rapido accesso agli importanti mercati di Boston e New York e si era arricchita.

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Museo Tecnico Navale di La Spezia,
tutta la gloria della Marina rivive qui

Il Museo Tecnico Navale di La Spezia, parte del complesso dello storico Arsenale Militare della città ligure, è senza dubbio in grado di sorprendere per la ricchezza e la qualità dei cimeli esposti: quasi 14mila, capaci di guidare il visitatore in una straordinaria immersione nelle imprese più gloriose dei più coraggiosi e ingegnosi uomini della Marina militare italiana. Quattordicimila pezzi esposti in vasti ambienti su due piani, ma anche nel giardino interno, su una superficie complessiva di oltre 3000 metri quadri. Oggetti straordinari, come le splendide polene, che costituiscono una delle maggiori collezioni specialistiche del museo diretto dal  comandante Alessandro Camaiora (fra le più belle quella del vascello Re Galantuomo, del quale è esposto anche uno splendido modello accanto alla polena).

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Sacrario delle bandiere, gli stendardi
che raccontano la Marina militare

Non tutti sono a conoscenza del fatto che sulla destra del Vittoriano, lato via dei Fori Imperiali nella Città eterna, per intenderci, si può accedere a un museo tanto interessante quanto poco noto: il Sacrario delle Bandiere. Nato nel 1934, era destinato inizialmente a raccogliere le bandiere della Marina e dei reggimenti disciolti dopo la Grande Guerra (1915-18), già custodite a Castel Sant’Angelo. In questa fase il Sacrario era ancora inteso come appendice del Museo Centrale del Risorgimento. Successivamente, sono confluite nel Sacrario anche le bandiere delle unità e dei reparti disciolti dopo il secondo conflitto mondiale, nonché quella del Corpo Volontari della Liberazione.

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Museo oceanografico di Monaco, la favola
del mare raccontata dal Principato

Non c’è cartolina o souvenir del Principato di Monaco senza un bellissimo palazzo che, come un castello delle fiabe, sorge dal mare in testa al promontorio in cui si arrocca la città vecchia. La grandiosa muraglia verticale di pietra chiara a picco sul Mediterraneo è quella del Museo Oceanografico di Monaco: l’edificio è in sé un’opera d’arte totale, concepita secondo l’idea positivistica dell’integrazione fra arte e scienza in voga alla fine dell’Ottocento, quando il museo fu progettato e fortemente voluto dal Principe Alberto I e tutti gli elementi della costruzione (architettura, arredi, rapporto con la natura circostante) dovevano concorrere, nelle intenzioni del Principe, a far sentire ai visitatori la forza e la bellezza, il mistero e la ricchezza degli oceani.

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Musei della storia della navigazione,
Istanbul vi fa salpare nel più grande

Istanbul offre decine di pretesti per essere visitata, ma agli appassionati di nautica ne può bastare uno: il museo Koç, fondato dall’industriale e filantropo Rahmi, magnate del settore automotive ad Hasköy, sulla sponda nord del Corno d’Oro, un’insenatura del Bosforo che separa la parte vecchia della città da Galata. Un museo gigantesco (è distribuito su 27mila metri quadrati, di cui 11mila coperti, più di piazza San Pietro a Roma) che propone diversi oggetti da collezionismo (dai giocattoli, agli strumenti scientifici, dai motori alle automobili) ma soprattutto vanta una sezione navale talmente importante da esserne divenuta la spina dorsale.

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Buggerru, per chi ama immergersi in mare
ma anche nelle profondità della terra

Esistono luoghi, lungo le coste italiane, dove è possibile andare alla scoperta non solo nello straordinario mondo sommerso ma anche di quello sulla terraferma, fra edifici storici e paesaggi mozzafiato. E poi esistono luoghi dove è possibile immergersi perfino nell’incantato mondo sotterraneo. È il caso di  Buggerru, minuscolo  borgo costiero nel sud-ovest della Sardegna, testimonianza dell’ “era mineraria” dell’isola, mostrata a chi naviga sottocosta dai grandi “buchi” aperti, come finestroni, nella roccia a strapiombo sul  mare,  per consentire di aerare  i cunicoli e  dare loro un po’ di luce qua e là lungo un autentico labirinto di tunnel .

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La pesca del tonno nel Golfo dell’Asinara
rivive nel museo multimediale di Stintino

“La storia siamo noi” canta Francesco De Gregori, “siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo”. Una metafora, quella del cantautore romano che così tanta poesia ha scritto sulle note appese ai righi del suo pentagramma, dalla forza evocativa incredibile. Raccogliete, adesso, qualcuno di questi aghi e metteteli insieme, uno accanto all’altro, su una griglia avente come ordinate il tempo e lo spazio. Non raccontereste una storia qualsiasi. Raccontereste un pezzo di storia, quella storia con la esse maiuscola della quale, volente o nolente, ognuno di noi fa parte. Hanno seguito questa rotta coloro i quali, mossi dalla voglia di raccontare la storia della loro terra e del loro mare, hanno raccolto testimonianze, strumenti del fare, diari, vecchi articoli di giornali e li hanno disposti, ordinatamente, all’interno dell’ex edificio Alpi,

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